L’Unità di informazione finanziaria (Uif), la nostra Authority per la prevenzione del riciclaggio, torna a lanciare l’allarme per le conclamate (e risultanti da sue investigazioni finanziarie) attenzioni delle mafie al mondo dei finanziamenti Covid e PNRR.Una sua comunicazione dell’11 aprile, ennesimo e opportuno richiamo sulla materia, fa dire alla Uif che le precedenti missive al sistema bancario (già il 16 aprile e 10 novembre 2020, oltre a 11 febbraio 2021) hanno prodotto risultati utili, ma ancora non basta. Sono seri – e confermati dalle autorità di polizia – i pericoli che i fondi del PNRR vadano a chi non li merita.
Sono risultate riconducibili all’emergenza covid circa 3500 segnalazioni di operazioni sospette nel solo secondo semestre 2021: segno che il sistema bancario ha risposto alla richiesta di collaborazione dello Stato, utilizzando peraltro le casistiche che la stessa Unità ha meritoriamente pubblicato per agevolare l’analisi finanziaria di comportamenti che potevano apparire insospettabili.
La legge 77 del 2020, di conversione del c.d. “Decreto Rilancio”, ha stabilito la cedibilità dei crediti per i lavori di ristrutturazione di immobili, l’Uif raccomanda di continuare a valutarne la giustificabilità in termini non solo di volume, ma anche di opportunità e merito. In particolare, anche imprese incaricate delle forniture di servizi sono state rinvenute come produttrici di false fatturazioni a fronte di lavori mai eseguiti, ovvero eseguiti in misura differente dal dichiarato. Vi sono state addirittura imprese che hanno attivato presso l’agenzia delle entrate la propria partita iva dopo l’esecuzione dei lavori.
Sono altresì stati ceduti – guardando alle ipotesi più ricorrenti e difficili da analizzare – crediti in sequenza a fronte di contratti generici e con contenuti palesemente non verificabili. Così come numerosi sono stati i trasferimenti, anche all’estero, di fondi incassati mediante le cessioni, così come impiegati nell’acquisto di opere d’arte e preziosi.
Va ricordato comunque che la nostra normativa antiriciclaggio prevede che non si possano effettuare operazioni con la clientela laddove le informazioni fornite non siano complete (la cosiddetta adeguata verifica). Esistono dei blocchi operativi che, voglio ricordare, ci rendono all’avanguardia in Europa nella prevenzione del riciclaggio.
Le Pubbliche amministrazioni, ancora indietro nell’adempiere agli obblighi antiriciclaggio che la stessa legge (decreto legislativo 231 del 2007) assegna loro, devono monitorare ogni affidamento a privati, mediante qualsiasi forma. Ci sono già stati numerosissimi casi con esiti investigativi presso enti locali, la stessa Agenzia delle Entrate, le Autorità pubbliche delegate alla gestione dei fondi.
Ancora, gli ispettori antiriciclaggio raccomandano al settore pubblico l’attenzione alla documentazione antimafia delle imprese, oltre che alla individuazione del titolare effettivo delle stesse. Ma la tracciabilità delle risorse è poi comunque assicurata, poiché l’art. 9 del d.l. 77/2021 sul PNRR stabilisce che la completa tracciabilità va garantita secondo le specifiche già dettate dal Mef.
Sembra forse paradossale che gli analisti antiriciclaggio, unitamente alle forze di Polizia, debbano tornare ancora su un fenomeno ormai conclamato. Forse perché abbiamo le migliori norme, ma non sempre i più efficaci sistemi di attuazione. E se si pensa alla multa arrivata a Napoli alla signora perché non vaccinata, deceduta purtroppo 23 anni fa, qualche preoccupazione dovremmo averla.
*Professore di Legislazione antiriciclaggio nell’Università di Bologna