Una delle tante stranezze dell’attuale campagna del Presidente Putin in Ucraina è che egli è caduto vittima di quel “travalicamento della missione”, un errore già compiuto dagli americani Afghanistan e Iraq. Finora Putin aveva dimostrato di saper trarre lezioni dai comportamenti sbagliati degli Occidentali. Ovunque ha impiegato la guerra ibrida; come l’utilizzo di proxy e ‘conflitti congelati’ nel Donbass e in Georgia, attacchi informatici e disinformazione, e mercenari (il Gruppo Wagner) in Africa. Anche quando ha usato forze convenzionali, ha pianificato interventi rapidi e relativamente leggeri con obiettivi chiari, come l’annessione della Crimea e il salvataggio del presidente siriano Assad.
Nel pianificare l’attuale campagna ucraina Putin aveva forse, previsto un’operazione in due fasi. Ammassare truppe lungo i confini dell’Ucraina avrebbe dovuto avere due effetti: intimidire gli ucraini affinché si arrendessero o rovesciassero il presidente Zelensky il governo Zelensky e costringere l’Occidente ad escludere l’Ucraina sia dall’UE che dalla NATO per sempre. Su altre richieste come il ritorno a una NATO precedente al 1997 Putin non si era fatta alcuna illusione.
Putin si aspettava un tipo di invasione molto diverso da quello che è accaduto; forse non una corsa trionfale a Kiev con una popolazione entusiasta lungo le strade (come l’Anschluss nel 1938), ma qualcosa di simile a quel che successe nel 1979 quando i sovietici invasero l’Afghanistan senza colpo ferire. Non aveva messo in conto la necessità di ricorrere a pesanti bombardamenti. In questa strategia, ottenuto il risultato di insediare un presidente fantoccio a Kiev, le truppe russe si sarebbero ritirate dall’Ucraina, o almeno dalla visibilità pubblica, come hanno fatto dopo la breve e riuscita operazione per puntellare il governo Tokayev in Kazakistan a gennaio. L’Ucraina sarebbe poi diventata una seconda Bielorussia governata da un governo compiacente dipendente dal sostegno della Russia, ma a distanza di Mosca.
La forza dell’opposizione ucraina all’invasione e la velocità e l’unità della reazione occidentale devono essere state un enorme shock per Putin. Non ha rinunciato all’invasione ma ha invece raddoppiato l’aggressione con una operazione che ha funzionato per lui in Cecenia nel 1999, ma in circostanze molto diverse e molto meno visibili.
Il potere e la forza dell’esercito russo conquisteranno sicuramente gran parte dell’Ucraina nelle prossime settimane, ma non sarà indolore L’esercito russo e i servizi di sicurezza saranno quindi chiamati a gestire un’occupazione che si annuncia difficilissima. Anche supponendo che le proteste anti-Lukashenko non ricomincino in Bielorussia (e le manifestazioni anti-Putin non sfuggono al controllo di Mosca) la sottomissione dell’Ucraina sarà un compito enorme. Con un’economia vacillante in patria e con i sacchi di cadaveri che tornano in Russia, Putin sarà più a rischio che in qualsiasi altro momento durante i suoi 22 anni di regno. (1)
* Visiting Professor of War Studies al King’s College, Londra
(traduzione a cura di Sofia Mazzei)