“In considerazione della gravità delle conseguenze economiche e politiche di una procedura di infrazione per debito, occorrerebbe prestare maggiore attenzione alle stime dell’output gap, presentate dall’Italia nel suo rapporto sui fattori rilevanti, le quali sono molto distanti da quelle della Commissione, ma sono, al contrario, prossime a quelle presentate da altre istituzioni di elevata reputazione, come il Fondo Monetario Internazionale e l’Ocse.
L’Italia, nell’interesse dei suoi cittadini e degli altri cittadini europei, adotterà una politica di bilancio attenta e coerente, nella consapevolezza tuttavia che occorre con urgenza dotarsi di un sistema di regole più idoneo a garantire ai cittadini europei pace sociale e crescita sostenibile”.
Così il premier Giuseppe Conte, nella lettera inviata agli altri 27 Paesi membri Ue, al presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. “Per questo, sottoporrò all’attenzione degli interlocutori europei alcune proposte specifiche e concrete per l’Eurozona.
In primo luogo, ritengo utile prevedere una fiscal stance, volta a sostenere la domanda interna e a ridurre gli squilibri macroeconomici”.
“In secondo luogo – aggiunge -, occorre strutturare un bilancio dell’eurozona più ambizioso in termini di risorse e di obiettivi, tra i quali inserire la stabilizzazione ciclica, la crescita di lungo termine e la convergenza tra i Paesi.
La somma di 17 miliardi appare decisamente insufficiente. Inoltre, reputo urgente introdurre un sistema efficace di eurobond, perché la storia ci ha insegnato che un’unione monetaria priva di uno strumento di mutualizzazione non è sostenibile nel lungo periodo.
In vista di questo obiettivo, si può partire con uno schema transitorio, che non preveda trasferimento di risorse tra Paesi membri.
Altrettanto indifferibile, a mio avviso, è la realizzazione un’unione bancaria, che ci permetta di superare la segmentazione dei mercati finanziari, anche grazie ad una valutazione olistica dei rischi bancari, inclusi quelli legati ai derivati.
Sappiamo che i membri più ricchi richiedono ai membri più in difficoltà crescenti assicurazioni contro i rischi.
Oltre un certo limite, queste richieste finiscono per aumentare, anziché diminuire, la pressione dei mercati, esponendo i Paesi a pressioni finanziarie indipendenti dai loro fondamentali economici”.
“Infine, occorre introdurre regole più efficienti per la gestione delle crisi bancarie. Su questi temi l’Italia è pronta a fare la propria parte, per costruire un’Europa più vicina ai cittadini, più forte, più solidale, più giusta.
Il mio Paese – conclude il premier – non può essere certo accusato di voler compromettere il progetto europeo.
Piuttosto è vero il contrario: intendiamo alimentare questo progetto con nuova linfa. L’Unione europea o riforma se’ stessa, con intelligenza e spirito di autocritica, oppure è destinata ad un lento ma irreversibile declino, che potrebbe dissolvere l’originaria prospettiva di pace, democrazia e benessere”.