Vescovi (Lega): “Troppi ‘no’ negli ultimi 30 anni”
Calandrini (Fdi): “Paradosso Gse che non mette in rete l’energia non consumata
Martinciglio (M5s): “Serve un nuovo Recovery fund energetico”
Baldini (IV): “Cambiare regole ma crisi pandemica non è alle spalle”
“L’Italia è un paese che non ha avuto lungimiranza nell’affrontare la questione energetica e oggi, in seguito al conflitto esploso in Ucraina, ne paghiamo le conseguenze. Sono stati troppi i No negli ultimi trent’anni che ci hanno trascinato ad essere totalmente dipendenti dagli altri. Bisogna cambiare rotta e farlo subito”. Questo il monito lanciato dal senatore Manuel Vescovi (Lega), vicepresidente della delegazione parlamentare italiana all’Assemblea del Consiglio d’Europa, nel corso del webinar “Venti di guerra, cosa ne sarà della nostra economia?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“La scarsa lungimiranza è aggravata da una mancanza di visione strategica più complessiva nella politica estera. Un limite – ha aggiunto Vescovi – che riguarda non solo l’Italia ma l’intera Europa. Il problema è che ogni stato è sovrano e spesso gli interessi dei singoli confliggono tra loro. Per questo l’UE stenta a muoversi in modo compatto e positivo. È giunto il momento di chiedersi quale sia la nostra politica e la nostra visione del futuro. Dobbiamo diventare il principale punto di riferimento nel Mediterraneo per tutte le nazioni che si affacciano su entrambe le sponde. Dobbiamo stringere rapporti strategici e sinergie che consentano di farci acquistare peso nello scenario internazionale e negli organismi europei”.
Sulla questione energetica si è espresso anche Nicola Calandrini (parlamentare di Fratelli d’Italia in commissione Bilancio al Senato): “Le principali ripercussioni che vediamo in questo momento sono legate a costi delle materie prime, gas e petrolio in primis, con la benzina che ha superato i due euro al litro. L’Europa ha costruito una politica energetica legata al gas russo. Solo la Francia, cha ha puntato sul nucleare, può dirsi autonoma.
In Italia l’ambientalismo estremo che ha messo veti sul nucleare, sulle trivelle, sull’eolico e sul solare, ci ha fatto ritrovare in questa condizione di debolezza. Per cambiare – ha sottolineato Calandrini – bisogna avere una visione di medio e lungo periodo che ci faccia uscire da una condizione per la quale sul gas noi riusciamo a coprire solo il 6% del reale fabbisogno. Una quota troppo bassa, e a rimetterci sono, come sempre, le imprese e le famiglie. Siamo arrivati al paradosso che per colpa della burocrazia non riusciamo neanche a mettere nella rete del Gse l’energia non consumata da migliaia di cittadini che aspettano da mesi una risposta del gestore. Bisogna accelerare su semplificazione e sburocratizzazione, incentivando la produzione di energie rinnovabili”.
Secondo Vita Martinciglio (capogruppo del M5s in commissione Finanze alla Camera): “L’Italia deve supportare tutte le iniziative che mirano a favorire una trattativa di pace e una risoluzione di questa difficilissima situazione internazionale non con la guerra ma con lo strumento delle sanzioni. Cercando di non abbandonare percorsi di pace. E’ innegabile che tutte queste scelte genereranno conseguenze sia sul piano economico che su quello energetico e, ovviamente, politico. Ci troviamo ad affrontare una nuova grande crisi – ha evidenziato Martinciglio – che rischia di ripercuotersi severamente sulla nostra nazione. Per questo abbiamo pensato come forza politica ad una proposta di Recovery fund energetico. Un vero e proprio programma che tenga conto di potenziare la produzione dell’energia da fonti rinnovabili e tutta una serie di misure economiche e fiscali per supportare le imprese, per garantire la prosecuzione delle attività lavorative, e le famiglie che sono vessate da bollette sempre più care”.
Sul difficile momento, a cavallo tra un’emergenza sanitaria non ancora alle spalle e una guerra appena iniziata, ha parlato Maria Teresa Baldini (deputata di Italia Viva in Commissione Affari sociali a Montecitorio): “Con la fine dello stato di emergenza a marzo in parte già stanno cambiando le regole ma non bisogna dare assolutamente un messaggio di liberi tutti. Ci sono ancora molti morti e dobbiamo riflettere sulla necessità di proseguire con adeguate misure di precauzione. Bisogna fare attenzione anche per l’accoglienza ai profughi della guerra in Ucraina per evitare ripercussioni importanti a causa di nuove forme di varianti pandemiche. L’economia italiana, già duramente provata dal Covid, impone di agire con prudenza. Presìdi come le mascherine e le distanze restano fondamentali. Ora serve supporto a tutti i livelli per le aziende di casa nostra. A partire dal settore turistico, il nostro vero petrolio. Il problema è che tutto dipende da come risponderanno le persone. Le persone vogliono muoversi in piena sicurezza sanitaria e voglio essere protette. Bisogna continuare a essere accorti e proteggersi. La rinascita del turismo dovrà essere ripensata in modo diverso. Dal punto di vista logistico ed economico in chiave di servizi ai turisti importanti e specializzati”.
Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Pasqua Borracci (commercialista e revisore dei conti dell’Odcec Bari): “La guerra in Ucraina rischia di provocare una nuova pesantissima crisi energetica. La maggior parte del gas è importato e circa il 45% del fabbisogno arriva dalla Russia. Il Governo con il DL 17 del 2022 ha previsto una serie di interventi tra i quali l’aumento della produzione nazionale del gas riattivando anche le centrali a carbone. Anche se si era detto di chiuderle entro 2025. Ci chiediamo come sarà possibile conciliare tutto questo? Lo scenario economico si prospetta preoccupante. L’aumento dei prezzi delle materie prime è destinato a salire ancora. Le sanzioni economiche internazionali stanno causando problemi di approvvigionamento. Il Pnrr rischia a questo punto di subire una battuta d’arresto”.
Secondo Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “I venti di guerra spirano sempre più forti su di noi e sull’Europa. Da decenni non sentivamo rombo dei cannoni in Europa. Una situazione che deve farci ripensare su diverse cose. Indicatori economici preoccupanti sono quelli, ad esempio, del patrimonio mobiliare della Cassa che solo nell’ultima settimana ha subito un calo di valore del 7%”.
“Un dato che coincide con il rialzo diabolico dei tassi e con il crollo del rublo che vale il 40% in meno di sette giorni. Una tempesta perfetta è in corso sui mercati internazionali. Ma di fronte allo shock energetico – ha rimarcato – non siamo stati capaci di ripensare il nostro modello energetico. Produciamo il 5% del gas che ci occorrerebbe ma avremmo potenzialità per quadruplicare questa cifra. Ma per una serie di problemi e intoppi burocratici ci hanno reso dipendenti dal gas russo per il 40%. Siamo ostaggi di questa situazione. Bisogna ripensare tutto e pensare a medio e lungo termine. Il periodo della grandissima inflazione vissuta tra gli anni 70’ e 80’ al 21,8% ebbe origine proprio dalla crisi energetica di allora. Dobbiamo venirne fuori lavorando per il futuro”.