venerdì, 15 Novembre, 2024
Politica

La catastrofe del centro sinistra in Umbria

Il risultato delle elezioni regionali in Umbria poteva apparire scontato tenendo conto della progressiva frana verso il centro destra di una serie di comuni importanti, ma mai nei termini così definitivi e trancianti registrati alla chiusura dei seggi.

Il centro destra, trainato dalla Lega, ha stravinto e suonano ora deboli le reazioni della coalizione di sinistra che continua a parlare di ridotta dimensione della platea elettorale, traendone la conseguenza che non esistano motivi sufficienti per interrompere l’attuale esperienza di governo.

Certamente, il disastro è tale e il timore di un risultato analogo delle prossime elezioni regionali è tanto da consigliare ai partiti che formano l’attuale maggioranza di evitare il rischio di un precipitare verso una crisi di governo e conseguenti elezioni politiche anticipate, anche se ai nostri tempi, per risultati tanto migliori degli attuali, D’Alema non esitò a trarne le conseguenze con le sue dimissioni da Presidente del Consiglio, con una assunzione di responsabilità non in capo al Presidente Conte ma agli attuali leader politici che rifuggono delle responsabilità per la catastrofe umbra. Grava sulle spalle di Zingaretti il torto di non avere precluso la strada ad una alleanza rischiosa ed infertile come quella fra il Pd e i grillini e di certo Zingaretti non può ignorare  quanto abbiano pesato le scissioni nel Pd, la scabrosa vicenda della sanità umbra, che ha portato alle dimissioni della presidente Marini, e all’evocazione di una questione morale coccolata dai sui alleati pentastellati.

D’altro canto, come immaginare un risultato diverso in una regione dove dal 2010 ad oggi hanno chiuso circa 3770 aziende, dove il Pil si è ridotto di 8 punti percentuali e l’80% della spesa corrente è ingoiata dalla sanità a cui fa fronte l’assalto alla dirigenza e delle clientele di una sinistra, sotto questo aspetto, non diversa da altre.

Intanto, la prima conseguenza della sconfitta comporterà l’accantonamento delle progettate nuove esperienze di alleanza fra Pd e M5S; la seconda sarà quella di un governo ancora più debole che sembra non godere del sostegno dei ceti medi produttivi a cominciare dagli artigiani, dai commercianti, dagli agricoltori e dai gestori di posizioni iva.

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