mercoledì, 26 Giugno, 2024
Attualità

Se lo Stato c’è si deve far vedere

Le mafie in Italia, nonostante maxi processi, decapitazioni delle varie cupole, continuano a riprodursi e ad espandersi.

Prima c’era solo la mafia siciliana che oggi, dopo l’arresto di tutti i suoi vecchi capi, si comporta in modo meno evidente e brutale del passato ma non per questo ha cessato di operare di proliferare.

La camorra, da fatto paesano a tratti macchiettistico, è andata via via crescendo e strutturandosi senza una cupola ma con tante famiglie organizzate che un po’ alla volta hanno preso il controllo di zone sempre più ampie della Campania. La camorra ha poi esportato i suoi semi del male altrove, soprattutto nel Lazio. E i risultati si vedono.

La ‘ndrangheta, con le sue ‘ndrine, ha acquisito un controllo pressoché totale di gran parte della Calabria, è diventata il leader europeo del narcotraffico e sta riciclando le sue ingenti ricchezze ovunque in Italia, dalle Alpi in giù.

In Puglia le mafie sono due, la Sacra Corona unita che opera nel leccese e quella emergente del foggiano che per crudeltà non sembra da meno rispetto alle altre blasonate organizzazioni criminali.

La capitale d’Italia è infettata in modo mostruoso dalle varie mafie che sono presenti ovunque, nelle attività commerciali, in quelle finanziarie, nella politica. Un intero quartiere di oltre 250.000 abitanti, Ostia, vive nella soggezione e a volte nel terrore imposto dalle famiglie mafiose che gestiscono la principale risorsa, il mare, e tante attività commerciali in barba a qualsiasi barlume di legalità.

La magistratura ovunque, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Lombardia, Lazio fa molto, a volte con grande coraggio e abnegazione. La Procura nazionale antimafia coordina efficacemente tante procure distrettuali, la Dia opera con grande professionalità.

Eppure le mafie si espandono.

La grande forza delle mafie è il narcotraffico contro il quale ogni guerra è sempre persa anche quando si vincono battaglie brillanti: si toglie dall’oceano di morte del narcotraffico qualche secchio di acqua, ma a che serve?

Lungo sarebbe il discorso sull’opportunità di rivedere la politica contro le droghe, ripensando -come mi aveva confessato fin dal 1979 un coraggioso generale dei carabinieri- la politica proibizionista.

Ma una cosa lo Stato la potrebbe fare. Le mafie vivono del controllo del territorio. È su questo terreno che esse possono essere efficacemente contrastate. Bisogna sottrarre alle mafie il controllo del territorio. Ma per farlo, le forze di polizia, coordinate, devono stare sul territorio, non dare tregua e rendere la vita impossibile a questi criminali. Blitz occasionali servono, certo, ma quel che occorre è una presenza massiccia, costante, direi, asfissiante per i mafiosi e tranquillizzante per i cittadini. Ma questa presenza non si vede, non c’è.

Sarei curioso di sapere quante forze dell’ordine esistono a Roma, quanti uomini dell’esercito potrebbero essere utilizzati. Eppure per strada non si vede mai nessuno. Neanche nei luoghi che dovrebbero essere più controllati, come la stazione Termini.

Lo Stato si deve far vedere non solo nelle inchieste e nei processi ma con la presenza delle forze dell’ordine nelle strade e soprattutto nelle zone dove i mafiosi la fanno da padroni. Meno gente in caserma e più addetti alla sicurezza per le strade. I cittadini devono avere la sensazione palpabile di non essere abbandonati e di sentirsi protetti. Né la destra né la sinistra hanno mai capito l’importanza della presenza visibile dello Stato. Una colpevole negligenza. Non basta dire che lo Stato c’è. Lo Stato si deve anche vedere, altrimenti i criminali continueranno a farla da padroni.

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