domenica, 22 Dicembre, 2024
Attualità

Draghi. Uniti contro Putin. Più gas, forse centrali a carboni

Il presidente del Consiglio alle Camere sull'aggressione russa all'Ucraina

La maggiore preoccupazione di Draghi che riferisce alle Camere sulla situazione ucraina è l’impatto sull’economia delle durissime sanzioni previste dall’Europa, soprattutto per quanto riguarda il settore energetico, già colpito dai rincari nei mesi scorsi. Circa il 45% del gas che importiamo, infatti, arriva dalla Russia, in aumento rispetto al 27% di circa dieci anni fa, ha sottolineato il Premier che esprime delusione per l’incapacità, la chiama addirittura “imprudenza”, del nostro Paese negli anni passati a provvedere a una diversificazione nell’approvvigionamento delle fonti e dei fornitori.  Abbiamo ridotto la produzione di gas italiano da 17.000 MLD di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 MLD di oggi, a fronte di un consumo nazionale rimasto costante tra i 70 e i 90 MLD di metri cubi. “Dobbiamo procedere spediti – ha fatto presente Draghi –   nella diversificazione per superare quanto prima la nostra vulnerabilità ed evitare situazioni il rischio di crisi future”.

Bravi solo nello stoccaggio del gas

Siamo andati meglio rispetto agli altri Paesi europei per quanto riguarda i livelli di stoccaggio di gas, che a ottobre avevano già raggiunto l’80% di riempimento e a febbraio i livelli di solito raggiunti solo a fine marzo. La situazione sarebbe, dunque, stata più grave se non avessimo avuto buone infrastrutture ma dobbiamo migliorare le nostre capacità di stoccaggio per i prossimi anni. “Speriamo che questa crisi possa accelerare una risposta positiva su questo tema”, ha detto il Premier che auspica maggiori riserve comuni europee. Draghi rassicura che il Governo è al lavoro per gestire una eventuale crisi energetica e su misure per una maggiore flessibilità e riduzione dei consumi, sospensioni industriali e un aumento delle forniture alternative, come il gas naturale liquefatto da altri fornitore come gli Sati Uniti, che in questa circostanza si sono impegnati a fornire maggiori rifornimenti per gli alleati.

Draghi, per autonomia energetica fonti alternative e produzione italiana di gas

Ma la nostra capacità di utilizzo del gas, fa presente Draghi, è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione, fatto sul quale invita a fare una seria riflessione. Tra le prossime mosse dell’Italia c’è l’intenzione di incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico come la Tap dell’Azerbaigian, la Transmed dall’Algeria e Tunisia e la Greenstream dalla Libia. Potrebbe essere necessaria anche una riapertura delle centrali a carbone per supplire a eventuali mancanze derivanti dal conflitto. Ma la vera risposta al problema dell’autonomia energetica, dice il Premier, sta nello sviluppo delle fonti rinnovabili che ci spinge verso una semplificazione delle procedure per l’istallazione degli impianti, i cui maggiori ostacoli “non sono tecnici o tecnologici ma solo burocratici”. Il Governo, inoltre, non esclude, in caso di necessità, nuovi interventi per calmierare il prezzo dell’energia. Per il futuro, dice Draghi, occorre, dunque, porre maggiore attenzione sui rischi geopolitici derivanti dalle nostre politiche energetiche, diversificare le fonti, aumentare i rigassificatori ma soprattutto incrementare la produzione di gas in autonomia, perché “il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e meno caro”.

Lega: superare fanatismo ideologico contro nucleare

Tra i primi a commentare l’intervento dl Premier, il leader della Lega che coglie immediatamente l’occasione per rilanciare il nucleare da lui da tempo sostenuto: “Ho apprezzato il passaggio dell’intervento di Draghi sul fatto che l’Italia debba essere autosufficiente sulla sua energia, quindi produrre gas, estrarre gas, io ci aggiungo il ritorno al nucleare. Non possiamo più essere dipendenti da guerre o capricci altrui”.  A rincarare la dose anche l’onorevole Lorenzo Fontana: “Un Paese che vuole essere protagonista della storia non può dipendere quasi totalmente dall’estero per la propria energia”. Per superare l’ostacolo, però, dice il leghista, bisogna superare il fanatismo ideologico.

Italia Viva e Leu: l’Europa aiuti Paesi più colpiti da sanzioni

A preoccupare il leader di Italia Viva sono, invece, le conseguenze economiche delle sanzioni, per le quali suggerisce che l’Europa preveda misure eccezionali a supporto dei Paesi più colpiti: “Le sanzioni sono inevitabili ma c’è un dato di fatto: le sanzioni le paghiamo anche noi. E se è vero che l’Ue ha costituito un fondo per l’emergenza Brexit, occorre un fondo per agevolare e aiutare le aziende colpite dalle sanzioni in Italia e in Ue”.  Sulla stessa lunghezza d’onda la capogruppo di LeU al Senato: “Le sanzioni – commenta la senatrice De Petris – avranno un prezzo per i Paesi europei e per i cittadini. È dunque necessario che l’Europa mostri la stessa solidarietà messa in campo durante la crisi Covid e che il governo si attrezzi subito per aiutare e sostenere il nostro popolo. Ma soprattutto, di fronte a una crisi che mostra ora tutti i guasti dovuti alla dipendenza energetica, bisogna assumersi la responsabilità di un piano straordinario sul passaggio alle energie rinnovabili, le uniche pulite non solo perché non inquinano ma anche perché non sono sporche di sangue”.

Pd, ci vuole Unione Energia. Conte: sanzioni non bastano

Per il segretario del Pd Letta è falso che saremo noi quelli più danneggiati, è “propaganda russa” scrive su Twitter, rilanciando contestualmente le ricette economiche comunitarie per superare le eventuali difficoltà economiche ed energetiche: sospensione del patto di stabilità e creazione di una Unione dell’Energia. “Nei confronti della questione energetica – ha spiegato la presidentessa della commissione Lavoro della Camera, Romina Mura (Pd) – occorre agire con coerenza, lavorando per un’Unione europea dell’energia e al contempo valorizzando le potenzialità di tutti i territori senza lasciare nessuno fuori da un piano di vera autosufficienza energetica che supporti le attività produttive”. Non tutti, però, sono convinti che la strada intrapresa per fermare Putin sia quella più efficace: “Le sanzioni potrebbero non essere sufficienti”, dice il presidente del M5S. “Sono d’accordo con Draghi – ha detto Conte – che non siamo di fronte a una aggressione militare semplice, sporadica o isolata. Speriamo che si possa intravedere una strada di ripresa del negoziato”.

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