L’agricoltura pronta a fare i conti con la nuova carenza di braccianti agricoli. Con una nuova preoccupazione, quello dell’obbligo vaccinale che scatterà per 350 mila lavoratori che rappresentano più di un terzo (34%) del totale di 1,046 milioni di lavoratori dipendenti impegnati nelle campagne per garantire le forniture alimentari.
I vaccini non riconosciuti
L’analisi della Coldiretti su dati Inps fa emergere che in agricoltura il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore vede impegnati stranieri provenienti anche da Paesi dove vengono utilizzati
sieri come il vaccino russo Sputnik russo o il cinese Sinovac. Vaccini che non sono riconosciuti in Italia con il rischio concreto della perdita dei raccolti. “Con la piena ripresa delle attività agricole è facile dunque prevedere l’accentuarsi della mancanza di lavoratori necessari nelle campagne per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione in un momento in cui con la pandemia da Covid”,
evidenzia la Coldiretti, “si è aperto uno scenario di incertezza, accaparramenti e speculazioni che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali come l’energia e il cibo”.
Nei campi studenti e pensionati
Se l’obiettivo rimane quello di garantire l’adeguata copertura degli organici necessari a salvare i raccolti, allora per Coldiretti, “è urgente adottare con strumenti concordati con i sindacati, che consentano anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi”. Serve per il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, “un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale
semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro”.
Ricambio generazionale
In questo scenario di crisi c’è però un aspetto che può diventare positivo. Quello di una opportunità per favorire un ricambio generazionale. “In un momento di crescente interesse da parte dei giovani per il lavoro in campagna”, conclude il presidente della Coldiretti, “dove accanto alle figure tradizionali come potatori di alberi da frutta, olivi e vigne o ai trattoristi e iniziata la sfida della rivoluzione digitale con gli investimenti in droni, gps, robot, software e internet delle cose per combattere i cambiamenti climatici,
salvare l’ambiente e aumentare la sostenibilità delle produzioni”.