venerdì, 15 Novembre, 2024
Economia

La riforma del fisco inizi chiudendo con il passato

I crediti esigibili sono solo il 9%. Far pulizia nel magazzino fiscale

Troppi crediti inesigibili e carico di persone che non riusciranno mai a pagare. Solo un condono tombale servirà a voltare pagina e scrivere nuove regole e sanzioni severe ed efficaci.

Sul rinvio delle cartelle fiscali è in atto un nuovo braccio di ferro per lo slittamento delle scadenze. Il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani è stato chiaro nel sintetizzare il pensiero del suo partito e del suo leder, Silvio Berlusconi. I toni sono da ultimatum e particolarmente duri. “Il governo decida il rinvio selettivo delle cartelle esattoriali al 2022. Su questo Fi punterà i piedi, saremo fermissimi”.

Cosa accadrà

Una posizione quella di Tajani di tutto rispetto che serve a suo modo a far comprendere al Parlamento le difficoltà in cui versano i “creditori”, per lo più piccoli imprenditori, famiglie e persone in difficoltà. Poi ci sono i grandi creditori ossia mega società che hanno creato voragini che i modesti cittadini morosi sono chiamati a ripianare. La vicenda dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione è un pezzo della storia italiana, tra slanci di iniziative e richieste fondate, con la realtà che va da un’altra direzione dei problemi.

Recupero impossibile

A chiarire la situazione dell’intreccio tra creditori e Stato, sono le indicazioni del direttore dell’Agenzia Ruffini che ricorda nei suoi accorati e giustificati appelli al Governo, che i crediti inesigibili rappresentano ormai “il 91% del magazzino fiscale”, mentre “pulizia vuol dire stralciare le posizioni relative a crediti inesigibili”. Si discute quindi di come provare a mettere in salvo quel 9% di crediti fiscali effettivamente esigibili. Se i numeri hanno una loro forza di convincimento, da chiedersi se non sia più oggettivo e saggio dire, che la missione rasenta l’impossibilità. Che invece di accentrare risorse, personale e tempo, dietro questa ipotesi del recupero del 9% non sia meglio tagliare con il passato.

Condono tombale per ripartire

Realizzare un condono tombale, azzerare le cartelle che sappiamo non saranno pagate. È un modo per ripartire con una idea chiara: semplificare il sistema e rendere severe le sanzioni per chi crede di fare a vita il furbetto.

Oggi possiamo avere un quadro della situazione per capire come l’idea di un condono tombale abbia una sua ragione d’essere. Secondo l’Agenzia delle entrate per ottenere una “pulizia” del Magazzino fiscale, “vuol dire stralciare le posizioni relative a crediti inesigibili, di queste oltre il 15% fa capo a soggetti falliti, il 13% a soggetti deceduti o ditte cessate, il 13% a nullatenenti (anagrafe tributaria negativa) e il 45% a contribuenti sottoposti ad azione cautelare ed esecutiva. E su molte di queste posizioni le norme a tutela del contribuente (come l’impignorabilità della prima casa), inibiscono o limitano le azioni di recupero”.

Svolta coraggiosa

Di fronte a questo scenario non possiamo avere dubbi. Bisogna intervenire per ribadire un concetto forte. Le tasse e le sanzioni vanno pagate. Ma serve fare anche una operazione di verità, a cui tiene anche il Parlamento che ha già pronunciato un suo giudizio dando una indicazione con una risoluzione delle commissioni Finanze di Camere e Senato che chiede al Governo di procedere alla riforma della Riscossione. Inoltre si chiede il taglio di circa la metà delle cartelle del cosiddetto “magazzino”. Piano approvato da tutti i parlamentari di maggioranza delle due commissioni.
Il documento, inoltre, impegna il Governo a prevedere un “discarico automatico dei crediti realmente inesigibili” e il “potenziamento del sistema di riscossione”.

Chi non può pagare

Secondo il Mef a fine 2020 la consistenza del magazzino crediti “ha superato 999 miliardi”. Se entriamo nel merito e osserviamo chi sono i creditori, abbiamo delle sorprese. Ci limitiamo ad un solo dato: il 78% del magazzino fiscale – evidenzia la relazione delle commissioni Finanze di Camera e Senato – è costituito da 178 milioni di crediti di importo inferiore a 1.000 euro che impongono di valutare il rapporto costi benefici rispetto alle operazioni di recupero”.

Il Parlamento decida

Ci sono poi le società fallite, i soggetti deceduti o nullatenenti. Un mondo dove certo ci sono sacche di soggetti sospetti che eludono o tentano di eludere “sistematicamente ed in modo ingiustificato l’attività di riscossione”. Bisogna quindi creare metodi più severi ed incisivi e il Parlamento dirà come, ma tutto questo sarà possibile solo girando pagina. Cancellare in modo consapevole è l’unico modo per ripartire per ridare forza a controlli e dare ciò che è dovuto allo Stato.

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