lunedì, 18 Novembre, 2024
Politica

Se il divano sconfigge il mattone. Una scelta che frena la crescita

Edilizia punita e Reddito di cittadinanza premiato

Il Superbonus viene falcidiato, mentre il RdC rifinanziato con un altro miliardo. Chi se ne avvantaggia? Né le famiglie povere, che il RdC solo parzialmente intercetta, né l’economia italiana che ha nell’edilizia il volano della crescita e che subisce un’inspiegabile e irrazionale frenata proprio nel momento in cui i benefici del Superbonus erano evidenti per tutti -cittadini e imprese- e in una fase di sviluppo economico che deve essere incentivato e non bloccato.

Il divano sconfigge il mattone. Potremmo sintetizzate così, in una metafora iper realistica, quello che accade in questi giorni in Italia. Il divano inteso come Reddito di Cittadinanza – solo 1 su 10 dei percettori ha deciso di lavorare secondo i dati della Corte dei Conti – ha vinto sui cantieri edili, perché il RdC ha ottenuto un altro miliardo, mentre la Confedilizia, ricorda che la recente manovra di Governo ha decretato la “decimazione del sistema di incentivi per gli interventi di riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio”.

Furbetti e cantieri

Così mentre quotidianamente assistiamo alla denuncia di centinaia di furbetti del Reddito di cittadinanza, – siamo già a circa 200 milioni di prestazioni erogate e non dovute per il solo 2021 -; i cantieri subiscono l’effetto contrario. O, come sostiene Confedilizia, parlando dei tagli decisi nell’ultima manovra, “L’effetto di queste novità è facile da prevedere: in futuro meno cantieri e meno lavoro, oggi rischio paralisi per gli interventi programmati o già avviati”.

Le scelte sbagliate

Dal suo annuncio abbiamo avuto dubbi sull’efficacia anti povertà del Reddito di cittadinanza. Oggi molti dicono che è una misura sbagliata, non crea lavoro ma piccoli benefici illusori con grandi costi economici per la collettività. Una misura servita al M5S di Grillo di farsi protagonista con i soldi dello Stato. Il vero problema è che il RdC non aiuta nemmeno i poveri. Lo dicono le relazioni che si sono accumulate in questi anni ad iniziare dalle osservazioni della Caritas. Un primo dato: il RdC riesce a raggiungere solo il 44% del totale dei poveri italiani. Ed è inefficace per le famiglie che si trovano in condizioni di indigenza assoluta. Entrando nel merito dei numeri di quella Italia in gravi difficoltà, emerge che sono 3 milioni i cittadini indigenti che non beneficiano del sussidio. Mentre una quota del 36% ne usufruisce indebitamente. A beneficiare del reddito sono soprattutto i single e le famiglie poco numerose, a discapito di quelle con tre o più componenti.

Il doppio flop

Il Reddito di cittadinanza accumula due primati negativi, il primo perché non è un incentivo per il trovare lavoro, la stessa corte dei Conti definisce il ruolo “inadeguato” dell’Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro), si danno soldi per mantenere persone in uno stato di disimpegno occupazionale, per di più i casi scoperti con la decadenza del beneficio sono stati 589.859, di cui 82.684 per i soli cittadini stranieri. Il secondo motivo del flop che non è di aiuto alle famiglie povere o in momentanee difficoltà. Ricordiamo che il totale dei cittadini in condizioni di povertà assoluta, cioè non in grado di acquistare dei beni primari per una vita accettabile, è aumentato da 4,6 a 5,6 milioni nell’ultimo anno. Per uscire da questa crisi così profonda servono lavoro e crescita. Mentre se analizziamo il costo generale del Reddito di cittadinanza c’è da chiedersi se davvero il Paese può permettersi il lusso di investire tanto denaro in modo improduttivo.

I costi

Il dato più recente dice che sono circa 1,5 milioni le famiglie che, nei primi sette mesi del 2021, hanno percepito il RdC cui si aggiungono 156mila famiglie beneficiarie di pensione di cittadinanza.

Dalla prima metà del 2019 alla fine del 2021 è stata prevista una spesa di 19,6 miliardi. Il primo anno erano 3,8, 7,2 nel 2020 e 8,6 per il 2021. Per il 2022 sono stati stanziati 7,7 miliardi. Una spesa incongrua che viene sbandierata solo per motivi di bandierine di partito ed elettorali. Oggi scatteranno le restrizioni decise dal Governo e vedremo cosa accadrà.

Edilizia, tagli punitivi

Al contrario un settore che produce lavoro, crescita e benessere come l’edilizia è punito. Basta osservare i numeri di come le aspettative di associazioni di categoria e dei sindacati siano state ridotte se non compromesse. Il superbonus 110% è stato prorogato al 2023 solo per i lavori in ambito condominiale e con un parametro Isee che esclude la stragrande maggioranza dei possibili utilizzatori.

Il bonus facciate è stato ridotto del 90% e per Confedilizia viene di fatto eliminato, facendo morire sul nascere l’attività di riqualificazione delle città. Inoltre è stato deciso il taglio del meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito, creato proprio per agevolare l’utilizzo delle detrazioni, specie da parte delle famiglie a basso reddito.

Questa la situazione a cui abbiamo assistito in questi giorni. RdC ed edilizia, tuttavia, rimangono questioni aperte. Possiamo solo sperare che si torni a ragionare con impegno e serietà. Il premier Draghi può esercitare quel ruolo di riformista liberale e di sensibile attuatore di politiche sociali vere. Una svolta è necessaria. Per quei cittadini in vere difficoltà economiche e per quanti credono nel lavoro. Il 2022 è arrivato e bisogna agire in fretta.

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