Il documento di politica economica varato dal governo reca il segno non solo delle difficoltà oggettive di adottare scelte capaci di ridare slancio alla crescita, ma soprattutto del peso delle pregiudiziali che hanno impedito di eliminare carichi di spesa improduttivi e demagogici come il reddito di cittadinanza elevato a bandiera ecologica dal movimento 5stelle o di quota 100 per i regimi pensionistici intoccabile anch’esso perché adottato nella stagione del patto tra M5s e Lega.
L’analisi dell’agenzia dei Fitch Ratings, che prevede per la nostra economia crescita zero per il prossimo anno, fotografa lo scenario aperto di una manovra condizionata che, fra l’altro, assegna metà delle sue pensioni ad una maggiore flessibilità che si spera concessa dall’autorità comunitarie.
La stessa riduzione del cuneo fiscale sulle retribuzioni si è ridotta a un intervento poco simbolico, appena addolcito dall’impegno ad una sua piena attuazione nel 2021.
Di altre promesse annunciate, specialmente da Di Maio, si è perso traccia come l’adozione del salario unico garantito, mentre permangono forti dubbi che ben più di 7 miliardi di euro possano venire dall’ennesima lotta all’evasione fiscale, finora sempre persa e compensata imperversando sui pensionati e suoi lavoratori dipendenti.
Né si può escludere che la sterilizzazione dell’aumento dell’iva, raggiunto con tanti contorcimenti e tanta fatica, affidato al buon cuore di Bruxelles, possa riproporsi come necessario l’anno prossimo almeno con alcuni criteri selettivi.
C’è poi il taglio del numero dei parlamentari che Di Maio pone come un patto epocale, da considerarsi appena incidente sul contenimento del debito pubblico e affermazioni che di per sé provano quanto sia profondo, stavolta si, il distacco tra la realtà vera e quella percepita dai nuovi inquilini dei palazzi.
Per queste ragioni a noi sembrano premature, anche se possibili, le affermazioni di quanti sostengono che la nuova maggioranza mostri segni di una maggiore coesione ed integrazione fra gli alleati rispetto alla precedente.
Finora ci è parso che il Pd sia stato costretto a fare propri motivi, indirizzi e parole d’ordine dei pentastellati, coprendo così qualunque presidio dell’area moderata e aprendo nuovi orizzonti a Renzi o al centro destra, solo se sapesse mostrarsi meno muscolare e più europeo.