venerdì, 22 Novembre, 2024
Politica

La riforma Cartabia e il processo civile all’americana

Mediazione con incentivi, meglio non obbligatoria

Nei 3 gradi di giudizio civile, il processo in Italia dura complessivamente circa 9 anni (4 in Tribunale, 3 in appello, 2 in Cassazione).
Per vedere se la riforma Cartabia con delega al governo approvata in commissione possa davvero portare a ridurre i tempi del 40%, valuteremo le proposte legislative alla luce del processo all’americana, che sembra a tutti noi molto più veloce.

 

Le caratteristiche del processo USA sono:

  • Sempre maggiore utilizzo di forme alternative al processo (mediazione, negoziazione): tutto su base assolutamente volontaria e non regolata dalla legge.
  • Ampia fase di Discovery (o Disclosure all’inglese) in cui le parti (tramite i loro avvocati) si scambiano prove e raccolgono deposizioni prima dell’inizio del processo. E’ una fase che può durare mesi ed è molto costosa per le parti.
  • Massiccio ricorso ad accordi stragiudiziali prima dell’inizio del processo. Secondo il Bureau of Statistics USA per il 2018 oltre il 70% dei casi non arriva a processo perché le parti hanno capito i rispettivi punti di debolezza durante la Discovery preliminare.
  • Oralità e continuità del processo con giudice monocratico (una persona): in USA tutto si svolge in aula, la prova regina è la testimonianza orale e tutto avviene in una sequenza di udienze giornaliere (un processo medio può durare da un mese a pochi giorni ma consecutivi).
  • Esistenza di un solido backoffice per i Giudici: sono aiutati dai Cancellieri e hanno a disposizione funzionari e giovani laureati che svolgono stage annuali effettuando ricerche sui precedenti, preparando bozze di sentenze, ecc.
  • Scarso ricorso all’appello: il sistema della vincolatività del precedente giudiziale scoraggia molti dal presentare appello dopo una sconfitta e il giudizio di appello non è la replica del processo di primo grado, come avviene da noi in Italia, ma è limitato a verificare soprattutto se ci sono stati vizi procedurali in primo grado.

Tenendo a mente questi dati, vediamo cosa ha fatto la Riforma Cartabia.

 

Forme alternative di risoluzione della controversia e Discovery:

Grande ampliamento (molti più casi del passato) del ricorso a mediazione obbligatoria prima del processo (vale a dire il processo non inizia se non è stato effettuato un tentativo di mediazione) e maggiore facoltà del giudice di proporre un tentativo di conciliazione durante il giudizio (non solo alla prima udienza ma fino al momento di mandare a decisione la causa).

Il vero successo della riforma è che ha affrontato – e si spera risolto- le ragioni dello scarso interesse di giudici, parti e avvocati verso la mediazione. Per le parti e gli avvocati, la riforma ha previsto consistenti crediti fiscali nel caso la mediazione abbia successo e aumento degli onorari per gli avvocati (coperti dal credito fiscale per le parti). I giudici invece non avevano interesse alcuno a promuovere mediazione o conciliazione giudiziale perché un processo che non finiva con sentenza non rientrava fra le loro statistiche positive di produttività! La riforma prevede che i casi conclusi con mediazione o conciliazione siano valutati positivamente per la carriera del giudice e prevede anche corsi di formazione in mediazione e conciliazione per i giudici stessi, colmando una grave lacuna.

 

Più ampia la mediazione assistita

E’ stato anche ampliato il numero di casi in cui sarà possibile procedere con la negoziazione assistita ( “un accordo mediante il quale le parti convengono di cooperare in buona fede e con lealtà per risolvere in via amichevole la controversia tramite l’assistenza di avvocati iscritti all’albo”). Soprattutto gli avvocati in negoziazione assistita potranno raccogliere dichiarazioni delle parti e queste ora saranno utilizzabili come prove nel caso la negoziazione non vada a buon fine (insomma qui ci avviciniamo alla Discovery americana).

I fattori negativi: la obbligatorietà della mediazione rende più burocratico e farraginoso il percorso (saranno richiesti anche maggiore preparazione e requisiti a mediatori e organismi di mediazione) forse rallentando il tutto, e paradossalmente può essere un disincentivo per le parti a raggiungere un accordo prima del giudizio, perché forzate ‘ a tentare di mettersi d’accordo’ per legge e non per scelta.

Aumenteranno i casi di mediazione con successo o le conciliazioni prima della sentenza – così davvero tagliando i tempi?

Solo se tutti prenderanno molto seriamente questi strumenti. Ora gli incentivi fiscali, economici e meritocratici ci sono. (2-Segue).

 

*Gian Luca Rabitti, avvocato LLM ad Harvard, esperto di tecniche di negoziazione

 

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Kiev usa armi americane. Il Cremlino: ora Russia e Stati Uniti sono nemici

Antonio Gesualdi

La presa di Balarm. Ancora su Ethos Pathos Logos

Maurizio Merlo

Da Saint-Vincent una ricetta per l’uomo e per l’ambiente

Tommaso Marvasi

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.