sabato, 22 Febbraio, 2025
Esteri

AUKUS, la Cina e l’Europa alla finestra 

L’accordo voluto da Biden mira a facilitare la condivisione di tecnologia in vari ambiti compreso quello della propulsione nucleare sottomarina. È proprio quest’ultimo aspetto che ha aperto un’importante crisi diplomatica tra Parigi, Washington e Canberra. 

 

Nel 2016, infatti, il governo australiano aveva siglato con quello francese un contratto da 90 miliardi di dollari per la fornitura, da parte di Naval Group, nell’ambito del Programma SEA 1000, di 12 sottomarini tipo “Shortfin Barracuda Block 1A”, una versione a propulsione convenzionale dei sottomarini nucleari francesi “Suffren”, classe Barracuda. Questi nuovi sottomarini avrebbero dovuto sostituire gli ormai pensionabili “Collins” in dotazione alla Royal Australian Navy. Con la firma del patto AUKUS, il governo australiano ha deciso di annullare il contratto stipulato con Parigi per affidare la fornitura di almeno 8 mezzi subacquei a propulsione nucleare (SSN) agli Stati Uniti e al Regno Unito.

Le reazioni 

Oltre a richiamare i propri ambasciatori, il Ministro degli Esteri francese Le Drian ha parlato di “coltellata alla schiena” e di “tradimento della fiducia” annunciando, inoltre, che la vicenda peserà sul futuro della NATO. Da parte australiana, il convincimento circa la necessità di annullare il contratto francese, nell’interesse nazionale, è granitico, ed il governo ritiene di aver portato la Francia a conoscenza delle problematiche relative all’esecuzione del contratto per tempo.

Al di là del normale scambio di accuse, l’accordo AUKUS avrà una portata globale con importanti implicazioni a lungo termine.

Il patto consentirà all’Australia di acquisire sottomarini SSN, più silenziosi e performanti, che le permetteranno di aumentare notevolmente, e per periodi più lunghi, le proprie capacità militari nell’ambito di operazioni di deterrenza in tutta la regione dell’Indo-Pacifico.

Più strategicamente, è evidente che il vero obiettivo del patto sia quello di contenere le ambizioni e l’influenza della Cina nella regione. Le preoccupazioni degli USA e dei suoi alleati riguardano principalmente Taiwan ed il sempre maggiore dispiegamento di forze militari nel Mar Cinese Meridionale.

La Cina ha condannato l’accordo definendolo “estremamente irresponsabile” e come il risultato di una “obsoleta mentalità da guerra fredda”. Un editoriale del Global Times cinese ha addirittura dichiarato che l’Australia si è “trasformata in un avversario della Cina”.

Le implicazioni per l’UE 

L’accordo in questione fa compiere un passo avanti alla strategia di contenimento di Pechino da parte degli Stati Uniti. Lasciato l’Afghanistan, Washington intende impegnarsi in Asia attraverso la definizione di nuove alleanze dalle quali sembra restarne fuori l’UE. Mentre USA, UK, Australia e i Paesi alleati nella zona rafforzano i loro legami, gli Stati europei rimangono alla finestra a guardare come cambia il mondo.

Finché questi ultimi non chiariranno definitivamente quale posizione intendono assumere nei confronti di Pechino, infatti, sarà difficile che verranno presi in considerazione da partner strategici extra-UE. Il problema risiede nell’interesse nazionale. I Paesi europei perseguono ognuno i propri interessi e questo, ad avviso di chi scrive, risulta essere un problema anche per la costituzione di una Difesa Europea. Infatti, per costruire una difesa comune sarebbe necessaria anche un’intelligence comune. Utopia.

USA e UK sono coscienti di queste gravi problematiche interne e sanno che ciò potrebbe incidere sulla stabilità di alleanze strategiche di vitale importanza.

Per poter prendere parte al nuovo gioco internazionale che si va delineando occorre che i Paesi UE decidano, una volta per tutte, da che parte stare.

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