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Mafie e terroristi strizzano l’occhio alle criptovalute

lunedì, 20 Settembre 2021
1 minuto di lettura

-Nell’articolo pubblicato ieri ho spiegato l’alto contenuto speculativo e privo di alcuna regolamentazione di queste valute inventate elettronicamente.La speculazione non è reato, attenzione, e non è un male assoluto. Essa muove il mercato, e spesso lo spinge al bene. L’equilibrio finale si crea  con l’intervento delle Autorità monetarie, statali e sovranazionali.  Ma con le criptovalute tutto ciò non è possibile, perché non esistono investitori “di ultima istanza”, per l’appunto le banche centrali e i fondi, disposti al “whatever it takes” che l’allora Presidente Bce Draghi  lanciò per riequilibrare il mercato monetario e finanziario della Ue in una fase critica, non tanto delle quotazioni, ma dei saldi di bilancio dei principali stati europei.

Anche per questo i bitcoin e altri non sono detenuti come riserve dalle banche centrali, che invece accumulano valute e oro per far fronte alle oscillazioni delle monete autorizzate.

Tutto quanto sopra non sta assolutamente a significare che le criptovalute siano illegali. Ma che possano essere più facilmente utilizzate per fili criminali questo sì. Succede al denaro, figuriamoci a un bene i cui passaggi non possono ancora essere sufficientemente tracciati dalle Autorità regolatrici del mercato e da quelle di Polizia.

La valigetta virtuale del riciclaggio e delle mafie

Mentre è quasi impossibile fare transazioni finanziarie illecite sul web in euro o in dollari, quotidianamente ciò avviene con le criptovalute, e si ricorderà ciò che scrissi, sempre su La Discussione, a proposito dell’Afghanistan e di Ethereum.

La valigetta di contante del mafioso o del terrorista è stata sostituita – indagini alla mano – da portafogli elettronici di criptofinanza, non ancora regolamentata, purtroppo.

Christine Lagarde ricorda altresì che si sta lavorando alla creazione dell’euro digitale, a valute digitali, proprio perché si vuole dare il “green pass” (l’accostamento è del sottoscritto) a strumenti diversi dal contante. Non senza, però, come dice la Presidente stessa (e con somma soddisfazione per altre battaglie di chi scrive) aver considerato che è “importante, però, che la gente abbia delle alternative”.

Ad essere obiettivi, infatti, alcune analisi spesso si sono spinte (e si spingono) a tacciare di “abusività” anche il nostro contante, nella presunzione di maggiore utilizzo possibile per operazioni illecite. Questo è ipotizzabile, perché no, ma oggi solo marginalmente, e certo non dalla gente che quotidianamente fa la spesa.

Tutto può diventare illecito, se utilizzato in modo contrario alle norme. Ma ciò non può avvenire per il contante, riconosciuto e creato dalle banche centrali di tutto il mondo. I bitcoin e i suoi gemelli esistono perché emessi da soggetti privati, e ciò non è ancora ammesso dai nostri ordinamenti finanziari.

 

 

*Ranieri Razzante, Direttore del Centro di ricerca sul Finanziamento del Terrorismo (crstitaly.org)

 

Ranieri Razzante*

Ranieri Razzante*

Dottore commercialista e Revisore dei conti, Avvocato in Roma.
Consigliere per la Cybersecurity del Sottosegretario alla Difesa.
Docente di “Intermediazione finanziaria e Legislazione antiriciclaggio” nell’Università di Bologna (sede di Forlì), e di “Diritto dell’Economia” presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale.
Docente titolare altresì di “Legislazione antiriciclaggio e antiterrorismo” presso gli Istituti di Istruzione delle Forze dell’ Ordine.
È stato Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia.
Fondatore e Presidente dell’Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio (AIRA). Dirige il “Centro di Ricerca sulla Sicurezza ed il Terrorismo” (CRST) in Roma.
Opinionista TgCom 24 e Rai su tematiche legate alla Sicurezza e alla Geopolitica.
Direttore delle riviste “Diritto penale della globalizzazione” e “Antiriciclaggio & Compliance”.

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