I famigerati Non-Fungible Token (NFT) nelle loro differenti declinazioni sono entrati in maniera prepotente nello scenario economico-finanziario globale, così come la cripto-Art – una delle più eclatanti declinazioni degli NFT – ha fatto ingresso nel mercato dell’Arte, in maniera dirompente.
Poco più di sei mesi fa, il collage di 5mila immagini, tra le quali quelle di politici come Donald Trump e Mao Tse Tung e di personaggi dei cartoni da Topolino ai Pokémon, un’opera interamente digitale (per molti aspetti paragonabile a un semplice file JPEG) è stata battuta all’asta nientemeno che da Christie’s, per 69 milioni di dollari. Tale opera interamente digitale, firmata Beeple, si intitola “Everydays: The First 5000 Days”. Si tratta della terza opera più pagata in tutta la storia mondiale dell’arte. Pensare che il fortunato acquirente, in cambio di quei 69 milioni di dollari si è aggiudicato – soltanto, verrebbe da dire – un codice di accesso alla blockchain che certifica l’unicità, non riproducibile da terzi, di quell’opera d’arte.
L’acquisto del gettone digitale vale la titolarità dell’opera
Nel tentativo di semplificare la definizione tecnico-informatica del concetto di NFT, possiamo affermare che i Non-Fungible Token sono certificati di autenticità digitale. In altre parole, l’opera d’arte risulta associata, in maniera univoca, a un “gettone digitale” (il token) che raccoglie una serie di informazioni digitali, ovvero, i cosiddetti metadati.
I metadati di un’opera digitale altro non sono che le caratteristiche estrinseche ed intrinseche dell’opera stessa (per esempio: le dimensioni, la firma dell’autore, la data e l’ora di creazione, la tiratura, il nominativo del proprietario e lo storico dei passaggi di proprietà) che conferiscono la peculiarità dell’opera e la rendono, perciò, unica. L’unicità dell’opera, rispetto alla possibilità di poter replicare all’infinito il file che contiene l’opera, come risulta facile per qualsiasi altro file, è garantita dalla blockchain che ne assicura, altresì, l’autenticità.
In pratica, l’esclusività dell’opera risiede nel carattere “non fungibile” del gettone, cioè del token, il quale non risultando replicabile e nemmeno sostituibile, consente di individuare, in maniera univoca, il possessore del gettone quale l’unico legittimo titolare dell’opera digitale collegata a quel gettone che costituisce il certificato di autenticità digitale.
Di cosa si diventa proprietari acquistando un NFT
Risulta chiaro, a questo punto, che l’acquirente di un NFT non acquista il bene digitale, bensì il certificato di proprietà collegato a quel file (NFT). Di conseguenza, il titolare acquirente di un NFT non diventa proprietario dell’opera, tanto che l’opera stessa potrà legittimamente continuare a circolare in rete; né, tantomeno, lo stesso acquirente potrà pretendere di sfruttare i diritti d’autore collegati all’opera, dato che di tali diritti resta legittimo titolare l’autore dell’opera.
Il certificato digitale di proprietà e di autenticità acquistato rimanda, in modo univoco, al file che contiene l’opera d’arte digitale (NFT). Per tornare all’empio in premessa, la preziosa opera d’arte digitale di Beeple, è chiaro come questa continui a essere liberamente scaricabile in rete, ciò che rientra nella proprietà esclusiva di chi ha speso quei 69 milioni di dollari è proprio il certificato unico di autenticità depositato su blockchain, nonché il file contenete i metadati caratterizzanti l’opera. Si tratta di una chiave crittografata per l’accesso esclusivo alla copia dell’opera digitale che per definizione tecnica è “unica” nonostante possa risultare uguale a un numero indefinito di copie che risultino essere liberamente scaricabile in rete.
NFT evoluzione della litografia
Una analogia potrà chiarire ulteriormente le dinamiche del fenomeno NFT: le litografie autografate dall’autore. La litografia è un’opera derivata caratterizzata dalla idoneità ad essere stampata in serie, quindi, per sua natura replicabile e fungibile. Eppure, anche la litografia può acquisire il carattere di unicità e non fungibilità, ciò per effetto dell’apposizione della firma autografa dell’autore su una copia della litografia stessa e di quel numero di serie che individua l’esatta collocazione di quell’opera nell’elenco, più o meno lungo, della serie a cui appartiene. Non v’è dubbio che il valore della litografia risentirà positivamente l’effetto della firma autografa dell’autore, della serie limitata di litografie e del numero consequenziale che risulta assegnato a quella “copia”.
*di Giuseppe Miceli
Responsabile dell’Osservatorio Nazionale Antiriciclaggio per l’Arte