Il Premio Campiello ha ritrovato la Venezia di un tempo: piena di turisti, lingue da tutto il mondo che riempiono l’aria, tra il ronzio dei vaporetti e la processione infinita di persone e valigie tra calli e ponti. La città sospesa e silenziosa degli ultimi due anni è tornata improvvisamente a vivere.
Al quarto piano del Fondego dei Tedeschi la meravigliosa vista sulla città è accompagnata dalla soddisfazione del padrone di casa, Enrico Carraro, Presidente di Confindustria Veneto e della Fondazione Il Campiello, dalla presenza composta e sempre istituzionale di Walter Veltroni, Presidente della Giuria dei Letterati, dall’attenzione dei giornalisti delle principali testate, dalla dinamica confusione dei fotografi e delle telecamere.
Prima sorpresa, la proclamazione della vincitrice del Premio Campiello Giovani, Alice Scalas Bianco, 18 anni, la cui freschezza e gioventù ricordano, in un chiaro flash back, la Gigliola Cinquetti di “Non ho l’età”, un raggio di sole che arriva dal pianeta esplorato solo in parte dei nostri giovani, troppo oggetto di negativi giudizi e classificazioni e poco di sostegno e condivisione, come lei stessa dice in risposta alla nostra domanda. Certo è che la penna del suo racconto, “Ritratto di Parigi”, dipinge; e il lettore vola.
Parlano i finalisti del premio principale. Andrea Bajani, scrittore sorridente, bello e solare, writer presso la Rice University di Houston in Texas. Il suo “Libro delle case” ci fa conoscere l’uomo, la sua natura e i suoi sentimenti attraverso i diversi metri quadri che abita nelle età della vita.. C’è poi la erudita serietà di Paolo Nori, autore di “Sanguina ancora”, appassionata biografia di Fedor Dostoevskij, che non per caso ha incontrato l’apprezzamento del nostro amato professor Roberto Vecchioni, membro della Giuria dei Letterati. Un sussurro gli abbiamo rubato la sera tardi camminando verso la navetta: “io il taxi non lo prendo”.
Gli altri tre finalisti appaiono più intimisti, come i loro romanzi: il terzo scritto da Giulia Caminito, nata a Roma, 33 anni, è “L’acqua del lago non è mai dolce”, in cui il profondo dolore dei protagonisti emerge e annega nel lago di Bracciano; “Se l’acqua ride” è invece il secondo romanzo di Paolo Malaguti, 43 anni, di Monselice vicino a Padova, che ci racconta del mondo povero e difficile dei barcari di fiume, conclusosi negli anni ‘60; “La Felicità degli altri” è infine il terzo della scrittrice e storica Giulia Pellegrino la cui protagonista Cloe “si porta dentro un paese di ombre non soltanto sue”.
Per la cerimonia della premiazione, circumnavigando Sant’Elena, lasciato il giardino delle vergini, ci introduciamo attraverso la Tesa delle Nappe nella Darsena Grande dell’Arsenale. Il biancore della scultura delle “Mani” del figlio di Anthony Quinn, si staglia nel buio davanti alla luce calda e soffusa dei magazzini navali.
La vincitrice è Giulia Caminito. Ci aspettiamo di vederla finalmente sorridere. Ne avrebbe motivo: i 300 della giuria popolare le hanno tributato un vantaggio importante rispetto ai suoi colleghi. Ma forse Giulia ha altri pensieri e l’emozione è tanta.
Se l’acqua del lago può non essere mai dolce sicuramente questa sera lo è quella della laguna. Qui tutti continuano a sorridere. Sorride anche Andrea Bajani che, ribaltando i pronostici, è arrivato ultimo.
A Giulia i complimenti de La Discussione e l’augurio di scrivere anche romanzi dove l’acqua è dolce, o, come nel caso di Paolo Malaguti, addirittura ride.