venerdì, 20 Dicembre, 2024
Esteri

L’incubo afgano e il doppio gioco dei Talebani

I presagi per il Paese montuoso dell’Asia meridionale sono diventati più oscuri, con gravi perdite subite dalle forze afgane, significative diserzioni e i talebani che hanno esteso la loro influenza e il loro controllo. Ci sono ancora alcune incognite, ma quelle a favore della speranza stanno diminuendo in numero e credibilità.

I comandanti talebani esagerano quando affermano di controllare l’85 per cento dell’Afghanistan. E’ probabilmente più vicino al 50 per cento, il che è comunque preoccupante, e indubbiamente hanno ricavato notevoli guadagni.

Le loro  conquiste? Un valico di frontiera verso l’Iran e, cosa più impressionante, una forte spinta nel nord-est, dove i talebani non erano stati forti. Lì, all’inizio di questo mese, 1.000 truppe afghane sono fuggite attraverso il confine in Tagikistan, e molti funzionari locali si sono arrampicati a bordo di aerei per fuggire. Quest’avanzata ha senza dubbio spronato gli Stati Uniti., che la scorsa settimana hanno deciso di effettuare attacchi aerei a sostegno delle forze afgane, e il capo della U.S. Central Command sta lasciando aperta la possibilità che tali attacchi possano continuare anche dopo la loro programmata fine, il 31 agosto.


L’AVANZATA MILITARE E IL FINTO DIALOGO DI PACE

I leader talebani stanno facendo un doppio gioco. Da un lato, stanno spingendo militarmente per rafforzare la loro posizione in qualsiasi rapporto con il governo esistente. Dall’altro, suggeriscono di rimanere aperti ai negoziati di pace e all’accordo con l’amministrazione di Kabul. Lo hanno fatto di recente a Teheran, dove il 7 luglio l’Iran ha ospitato il primo ciclo in mesi di colloqui tra i talebani e il governo di Kabul. Non ne è venuto fuori niente di più di un’opportunità per i media iraniani di denigrare gli Stati Uniti. per aver lasciato l’Afghanistan “a mani vuote dopo due decenni” in circostanze che hanno paragonato al Vietnam.

In prospettiva, lo stato interno dell’Afghanistan e il suo potenziale ritorno a essere centro terroristico dipendono in gran parte da vari fattori, nelle settimane e nei mesi successivi alla partenza degli Stati Uniti alla fine di agosto.

Le forze di sicurezza afghane dovranno mantenere e guadagnare terreno. La logistica sarà fondamentale, e dovranno affrontare alcuni grossi ostacoli. Con la loro forza aerea malridotta e senza l’assistenza degli Stati Uniti avranno difficoltà a combattere, rifornire le truppe sotto fuoco ed evacuare i feriti. I problemi di manutenzione si moltiplicheranno in assenza degli appaltatori americani che hanno gestito il sistema di approvvigionamento e riparato le attrezzature. Il morale potrebbe diventare fragile sotto pressione crescente – come ha sottolineato un ex ambasciatore degli Stati Uniti, le guerre afgane sono in genere finite quando la gente ha deciso “che una parte stava per vincere e ha smesso di combattere.” Allo stesso modo, un mio ex studente, un veterano di molteplici missioni, mi ha ricordato che l’esercito afgano non ha le lunghe tradizioni o gli impegni radicati dell’U.S. Army. Gli afgani, ha detto, possono togliersi le uniformi e andare a casa.(1-continua)


* Johns Hopkins School of Advanced International Studies (SAIS).

Già vicedirettore della Central Intelligence Agency -ottobre 2000/luglio 2004.

(traduzione a cura di Sofia Mazzei)

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