domenica, 17 Novembre, 2024
Economia

Intervista a Massimo Calearo: “L’eccellenza si costruisce con la ricerca”

Nata nel 1957 per l’impegno di Alessio Calearo e Lucia Ciman, la “Antenne Calearo” SpA è oggi una impresa internazionale apprezzata e ricercata dalle maggiori e prestigiose case automobilistiche mondiali. Detiene il primato con un vastissimo numero di aziende che desiderano antenne di alta qualità, efficienza e dal designer ultra moderno. A raccontare la nascita della “Antenne Calearo”, la sua storia imprenditoriale dal lavoro duro dagli esordi fino all’affermazione in un settore quello dell’automotive, fatto di ricerca e sviluppo, è l’ imprenditore Massimo Calearo Ciman, Presidente della società. La storia è quella di una famiglia molto unita che ha sviluppato sistemi di successo, creato lavoro e sviluppo, in un mondo che cambia e che richiede sempre la massima attenzione e precisione. Un impegno rivolto al futuro, una Italia che risponde alle esigenze  con soddisfazione. Una grande avventura di successo e di vitalità libera. Asset imprescindibile che passa da padre in figlio.

 

Presidente Massimo Calearo, ci racconta la storia della Sua azienda, la Calearo Antenne SpA? Nel 1982 cosa accadde di straordinario?
La mia azienda è stata fondata più di sessanta anni fa, nel 1957, dai miei genitori, Alessio Calearo e Lucia Ciman. Inizialmente producevano campanelli per bicicletta, d’altronde quello era il principale mezzo di locomozione dei nostri connazionali, a fine anni ’50. Il 1957, però, è stato anche l’anno in cui la Fiat presentò il modello che rivoluzionò la mobilità nazionale: la 500. Da quel momento il trasporto privato diveniva più accessibile, il Paese investiva in infrastrutture, di lì a poco sarebbe stato inaugurato il tratto Brescia-Padova dell’autostrada A4 e mio padre comprese che doveva cavalcare quell’onda di cambiamento. Cambio settore, dalle biciclette alle automobili, dai campanelli alle antenne.

Inizialmente lavoravamo come terzisti, fornendo il nostro prodotto ad aziende più strutturate che li rivendevano con il loro marchio alle case costruttrici di automobili. La svolta arrivò nel 1982, quando un costruttore francese, Renault, ci diede fiducia e cominciò fornirsi direttamente da noi. Renault non restò un caso isolato e ben presto anche altre case automobilistiche iniziarono a rivolgersi a noi per avere le antenne da montare sui loro modelli. Oggi forniamo 24 marchi diversi, siamo i primi produttori di antenne per supercar. Oltre al settore automotive, forniamo produttori di mezzi pesanti per il trasporto merci, mezzi agricoli, per la movimentazione terra, motocicli, ma anche apparati per la telegestione di macchinari.

Siete presenti nel  prestigioso settore automobilistico della Formula 1?
 Forniamo le forze dell’ordine di diversi Paesi europei (non l’Italia), e siamo presenti nel settore sportivo, inclusa la Formula 1. Siamo un gruppo di più di 1000 persone con stabilimenti in Italia, Slovacchia, Tunisia e Cina.

L’ Antenna a forma di Squalo è stata creata da voi?
Forse non tutti sanno che la prima antenna a pinna di squalo, oggi presente sul tetto di molte autovetture, è stata progettata e costruita proprio nel nostro stabilimento, a Isola Vicentina, nell’anno 2000.

Ad oggi Antenne Calearo sono un brand di  eccellenza  mondiale . Il vostro know how a cosa è dovuto? Qual è il vostro segreto?
Indubbiamente la nostra forza risiede nel nostro centro ricerche, un polo di eccellenza in cui oltre 50 professionisti lavorano spalla a spalla con le case auto per trovare le soluzioni più innovative da introdurre nel mercato. Il nostro sito di prova, ospita regolarmente i prototipi dei modelli di auto che usciranno negli anni a venire, consegnatici dalle case auto per testare sul campo la resa degli apparati elettronici e la bontà dei progetti sviluppati in digitale una volta applicati alla realtà.

Bill Joy, però, ci insegna che non importa chi tu sia, le persone più intelligenti lavorano per qualcun altro. Questo non vuol certo sminuire i nostri collaboratori, tutti professionisti altamente qualificati, ma suggerisce che da soli sia difficile raggiungere l’eccellenza. E’ per questo che la collaborazione con Università e centri di ricerca nazionali e internazionali è continua e  lo scambio di informazioni e il confronto a livello tecnico incoraggiato.

La sua  è un’ azienda dinamica   e ben gestita. Che programmi ha in termini di internazionalizzazione che è una delle chiavi di successo per le aziende italiane nel medio periodo?
Questo è un argomento spinoso in questo momento della nostra storia. Se da una parte alcuni nostri clienti ci chiedono di essere maggiormente globalizzati, aprendo, per esempio, una filiale negli Stati Uniti, dall’altra io, personalmente, sono un disilluso della globalizzazione. Mi piacerebbe riportare la totalità della produzione in Italia, concentrando nel nostro Paese lo sforzo imprenditoriale. Al momento è un progetto di difficile realizzazione, la pressione fiscale e la burocrazia in cui siamo immersi consentono di concentrare qui la sola realizzazione di prodotti ad alta marginalità, ma questo rimane il mio obiettivo e medio termine. Non si può fare tutto da soli, ovviamente, c’è bisogno di una mano dalla politica, che dovrebbe fare uno sforzo per essere un po’ meno bramosa di consenso a breve termine e operare per sviluppare il Paese nei decenni a venire.

La combinazione di una grande imprenditorialita’ come la Sua abbinata alla managerialità’ che ha saputo acquisire nel tempo, non pensa possa essere valorizzata acquisendo capitali di rischio in borsa per procedere ad acquisizioni?
L’idea è certamente affascinante, ma va fatta una precisazione sulla specificità del settore in cui operiamo. Le aziende indipendenti che fanno il nostro prodotto, al mondo, sono tre: due si trovano in Giappone e una è la nostra. Tutti gli altri produttori di antenne sono stati acquisiti da altri grandi gruppi manifatturieri e sono divenute unità produttive di colossi industriali con logiche di sviluppo molto diverse dalle nostre. Sicuramente la massa critica fa la differenza in un mercato fatto di giganti e in un mondo in cui la fusione tra grandi aziende è un trend che si è mostrato vincente, però sarebbe più interessante fare un ragionamento sulla creazione di un polo dell’automotive Made in Italy, che trattenga il know how sul territorio e che che permetta lo sviluppo di un circolo virtuoso in grado di generare benessere reale su tutta la Nazione.

Il COVID19 ha rallentato la vostra produzione?
Il COVID19 ha dimostrato prima di tutto l’incapacità di coordinarsi tra loro dei Governi Europei, se lo sforzo per fermare la pandemia fosse stato accompagnato da un dialogo più efficace tra capi di Governo avremmo potuto fortemente limitare le perdite del periodo. Il settore dell’automotive, in particolare, è stato colpito molto duramente dalla pandemia, con la chiusura della maggior parte degli impianti produttivi e con conseguenti ritardi nella produzione in tutto il mondo.

Come se non bastasse, adesso si aggiunge la difficoltà nel reperire i componenti elettronici che sta ulteriormente mettendo ni difficoltà il settore. Non dimentichiamo che il settore funge da traino e da indicatore del benessere dell’economia, ora ci troviamo in un momento storico stranissimo, in cui a una scarsità di domanda è seguita un’incapacità dell’industria di soddisfare i propri clienti.

Presidente, Lei è stato anche un Deputato della Repubblica, quindi è anche un esperto politico. Quale potrebbe essere ad oggi, una sua riflessione in veste di imprenditore da porre alla politica?
La mia esperienza politica è stata breve, ma mi ha comunque dato modo di conoscere un mondo di cui non conoscevo le dinamiche e peculiarità.

Oggi il Capo del Governo è il Professor Draghi, un tecnico che è anche un fine politico, un uomo capace di dare credibilità a tutto il nostro sistema, che ha già seduto a tavoli da cui sono uscite decisioni che hanno avuto un impatto di portata globale. A chi oggi si occupa di politica dico che il Primo Ministro è prima di tutto una persona da cui si può imparare, prima che una a cui bisogna insegnare qualcosa.  

Un consiglio ai giovani imprenditori?
Ai giovani dico di non perdere nessuna delle opportunità che il decennio in cui stanno crescendo gli offre: che viaggino, studino, se possono facciano un’esperienza di lavoro all’estero. La giovane età è spesso accompagnata da un apparente minor carico di responsabilità dirette, ma è un’illusione. Se adesso non hanno il dovere di pagare un mutuo e mantenere una famiglia, hanno sicuramente quello di cogliere tutte le occasioni di crescita che gli sono proposte, facendo tesoro delle proprie esperienze su cui fondare la propria maturità.

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