Mentre nel Parlamento italiano si vota il rinnovo del sostegno alla Libia per il contenimento dei flussi migratori, nel Mediterraneo si consuma l’ennesima tragedia, con un bilancio provvisorio di tre morti a largo di Lampedusa. Cionostante, la politica ha scelto di girarsi dall’altra parte, decidendo di non decidere. Dopo tanti proclami, soprattutto da parte della sinistra, la risoluzione sul decreto missioni della maggioranza, comprensivo dei soldi per finanziare l’addestramento della Guardia Costiera libica per contenere l’esodo massiccio di migranti verso le nostre coste, è stato approvato con 438 sì. L’emendamento presentato dal Pd, votato in corner in Commissione Esteri e Difesa la sera prima che il testo arrivasse in Aula, rimanda al 2022 la possibilità di verificare se ci sono i margini per superare il finanziamento della missione in Libia.
Tutti sanno delle violenze perpetrate dalla Libia
Da anni ci sono prove, attraverso i rapporti Onu e le inchieste giornalistiche, di violazioni dei diritti e atti criminali da parte della guardia costiera libica. Recentemente, il video della Sea Watch ha mostrato a tutto il mondo le immagini della motovedetta libica donata dall’Italia che spara e sperona senza tanti scrupoli un gommone con i migranti a bordo: “C’è una parte significativa della società civile che non si rassegna a questa situazione – ha commentato Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli che da anni accoglie i profughi in Italia – e vuole essere ascoltata da chi la rappresenta. Essa chiede un cambio di politiche che rimettano al centro dignità e diritti dei migranti che cercano di giungere in Europa. Chiediamo di ascoltare la voce dei sopravvissuti alla Libia che sono riusciti ad arrivare in Italia. Sono storie di violenze indicibili. Sono vite ferite dall’odio e segnate dalla mancanza della volontà politica di porre fine a questa pagina nera della nostra storia”.
La dura condanna delle ONG
L’Associazione delle ong italiane (Aoi) esprime “forte condanna” per l’approvazione della risoluzione sul rifinanziamento delle missioni militari italiane da parte della Camera dei deputati, in quanto “conferma la strategia fallimentare degli accordi con la Libia attraverso la decisione di destinare altri 500 mila euro alla Guardia costiera libica – per un totale di 32,6 milioni di euro spesi dal 2017 -, nonostante essa sia responsabile di sistematici abusi e violenze”. Per Aoi la scelta di impegnare il governo “a verificare, dalla prossima programmazione, le condizioni per il superamento di suddetta missione” lascia di fatto “la situazione immutata, confermando un approccio generale volto ancora una volta ad esternalizzare le frontiere, senza porre fine alla fuga di persone disperate e alle morti in mare”.
L’aumento dei morti in mare direttamente proporzionale alle azioni di contenimento
La missione aveva, nelle intenzioni del governo che la istituì, una funzione di formazione anche sul tema del rispetto dei diritti umani, ma è sotto gli occhi di tutti che non ha funzionato per l’autarchia della Libia, influenzata dalla Turchia. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) osserva, infatti, che l’aumento dei morti inghiottiti dal mare – 1.146 solo nel primo semestre 2021 – è stato registrato proprio nel momento in cui si sono intensificati gli interventi per bloccare i barconi al largo delle coste nordafricane.