Sono numerosi i problemi della scuola italiana. A descriverli è il rapporto Invalsi, l’Istituto nazionale che si occupa della valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Lo studio mette in chiaro come la pandemia abbia causato ulteriori danni alla scuola italiana. Soprattutto per quegli alunni che, per via delle chiusure per Covid 19, hanno dovuto affrontare lunghi periodi di DaD. “La DaD ha supplito nell’emergenza ma vi sono state perdite di apprendimento e non solo”, spiega la presidente di Invalsi, Annamaria Ajello.
Apprendimento al minimo
I maggiori problemi negli apprendimenti sono stati segnalati per gli alunni delle scuole medie e superiori. Alle medie il 39% degli studenti non ha raggiunto risultati adeguati in italiano, il dato sale al 45% in matematica. Stesso discorso alle superiori rispettivamente una crescita al 44% e al 51% con un + 9%. In molte regioni del Sud oltre la metà degli studenti non raggiunge la soglia minima di competenze in Italiano: Campania e Calabria 64%, Puglia 59%, Sicilia 57%, Sardegna 53%, Abruzzo 50%. In Campania il 73% degli studenti è sotto il livello minimo di competenza in matematica, in Sicilia 70%, 69% Puglia.
Gli svantaggiati In entrambi i cicli di studi in tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. Si riduce, per l’Invalsi, l’effetto perequativo della scuola sugli studenti che ottengono risultati buoni o molto buoni, nonostante provengano da un ambiente non favorevole.
Impreparazione
Secondo la rilevazione fatta dall’Istituto il 9,5%, oltre 40 mila i giovani di 18-19 anni, escono da scuole senza competenze, impreparati: inoltre la bocciatura non cambia le cose, è più funzionale all’organizzazione della scuola che alle competenze. I dati dicono che anche gli studenti che hanno avuto una bocciatura, continuano ad avere esiti sensibilmente più bassi di chi non è stato bocciato, dunque la bocciatura non è la soluzione. “La sfida”, osserva Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi, “credo sia cercare risposte alternative, che sono già tutte nell’ordinamento vigente, non necessitano di particolari risorse le indicazioni nazionali”.
Il ministro, serve una svolta “Bisogna porre la scuola al centro del Paese per uscire da questa fase nella maniera migliore”, commenta il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla presentazione del Rapporto Invalsi. “La scuola è la base di ogni possibile rilancio, non c’è sviluppo del Paese se non c’è il rilancio della scuola”.
Troppi non vaccinati Sui vaccini tra insegnanti no vax e allievi che non fatto nemmeno una somministrazione, la situazione rimane difficile.
“Stiamo tutti lavorando per la scuola in presenza ma bisogna che si completi l’opera di vaccinazione”, spiega Bianchi. “L’85% degli insegnanti”, calcola il ministro, “sono vaccinati, ma siamo un po’ indietro con i ragazzi. Bisogna fare un atto di responsabilità collettiva. Faccio un appello, naturalmente lasciando la libertà alle persone”.