Da fondatore ad affondatore? E’ questa forse la chiave di lettura dei recenti eventi dei pentastellati che hanno visto per protagonista Grillo contro Conte, un contrasto che sta aggravando ulteriormente la crisi di identità e di prospettive che da tempo affligge il Movimento Cinque Stelle.
C’è chi parla di uno scontro fragoroso di narcisismi ma, al di là di analisi psicologiche, la cruda verità dei fatti si scontra con il fallimento del tentativo di Conte, comunque generoso, di favorire una evoluzione istituzionale del Movimento per farne, nel segno di una proposta riformista, un partito vero e proprio, con organi elettivi e l’obbiettivo di consolidare e non di indebolire, le istituzioni della Repubblica.
Molti elementi parevano incoraggiare questo disegno, a cominciare dalla stessa esortazione di Grillo a Conte di scendere in campo fino alla revisione e all’accantonamento delle proposte più dirompenti avanzate dal Movimento.
Era un’illusione, un miraggio inconsistente?
Forse sì, perché presentava una serie di elementi, a cominciare dal ruolo di Garante che Grillo si è ritagliato: una definizione di per sé ambigua che però consente la più ampia libertà di azione qualora il titolare voglia esercitarla, specialmente il rapporto che, è ulteriormente rafforzato dall’essere proprietario del simbolo e del logo del Movimento.
Altri elementi sottovalutati: la rottura dei rapporti con Casaleggio junior e la su struttura di supporto, trascurando l’intensità dei rapporti tra Grillo e il defunto Casaleggio Senior: il vero ideologo del Movimento, autore di brillanti intuizioni e di disegni utopistici.
Infine, non è da sottovalutare la qualità complessivamente mediocre dei gruppi parlamentari dell’M5S: fatti come sono di persone spesso improvvisate, favorite nell’ascesa dai meccanismi perversi dell’attuale legge elettorale.
Sulla base di quanto è accaduto, contare su ripensamenti postumi appartiene per ora alla cose impossibili.
Ed è in fine da vedere se e quanto inciderà una possibile scissione se si aggiungerebbe agli esodi precedenti: realisticamente saranno forse proprio molti per una possibile scissione ma sarà difficile prevedere quanto essa incida sul consenso elettorale.
Quanto a Conte c’è da osservare che inseguendo l’obbiettivo di assumere il ruolo di leader incontrastato del M5s rischia, se fallisse, di vedere svanire anche il progetto, che era realistico e possibile di porsi come punto di aggregazione di uno schieramento di centro, la cui mancanza segna presente e futuro della democrazia italiana.