Dopo il flop del cashback servono regole severe sulle criptovalute a tutela degli investitori e contro le incursioni dei criminali. Menete virtuali emesse da banche centrali non sostituiranno mai il contante fini a quabndi i cittadini lo richiederanno.
“La misura ha un carattere regressivo” va a vantaggio di quelle “categorie e aree del paese in condizioni economiche migliori”. Le parole di Draghi mettono una pietra tombale sul cashback
Infatti le carte di credito, le carte di pagamento costituiscono non solo un’alternativa ai pagamenti in contanti, ma altresì un bene “d’élite “, in quanto presentano costi che non tutti i cittadini possono permettersi.
Inoltre, come già scrivevo dalle colonne di questo giornale, non esiste alcun nesso tra evasione fiscale ed uso di contante o altri strumenti di pagamento.
Serve una riflessione giuridico-economica sull’utilizzo del contante, dei mezzi alternativi già esistenti (carte, assegni, bonifici) e, in chiave prospettica, valute digitali e cripto-asset.
Per quanto riguarda questi ultimi, l’ennesimo allarme della Consob sui pericoli delle criptovalute vuole risolutamente dare conto di quanto il nostro Paese non sia interessato a regolamentare l’utilizzo di strumenti dei quali sono certi, a tutt’oggi, solamente l’utilizzo criminale e la mancanza di tutela per gli investitori.
Persino il mercato dei derivati, spesso paragonato a quello delle criptovalute in quanto a rischiosità delle contrattazioni, risulta più “stabile”, e soprattutto vigilato dalle istituzioni che gestiscono le borse mondiali.
La volatilità (ossia le fluttuazioni di valore) degli stessi derivati fa parte del loro dna, ma in qualche modo viene mitigata da investitori professionali e intermediari autorizzati, che rivolgono questo tipo di offerta a clientela con documentata propensione al rischio.
Esistono direttive europee e regole rigide al riguardo.
Tutto ciò non è previsto (né prevedibile) per bitcoin e compagni, capaci di registrare altalene incontrollate in valori che non sono stabiliti da alcun mercato ufficiale.
Come scrive il Prof. Marco Onado, l’innovazione finanziaria non genera solamente effetti positivi, ma potrebbe creare una “economia senza memoria”, cioè che dimentica che la moneta è basata sulla fiducia.
L’EURO DIGITALE
Certamente più conformi alle regole in questione e alla spendibilità anche da parte dei cittadini meno acculturati finanziariamente sono le monete digitali (le cosiddette “CBDC”), cioè quelle emesse da Banche centrali sotto varie forme, sempre digitalizzate. La BCE sta varando un progetto per un euro digitale, che entro cinque anni dovrebbe comparire sul mercato europeo ma che, non potrà mai sostituire il contante, “che continuerà a essere emesso e offerto finché i cittadini lo vorranno utilizzare” (ha sottolineato ieri Fabio Panetta, membro italiano del board della Banca Centrale Europea).
Voglio allora lanciare un appello: se possibile, finiamola di demonizzare la moneta legale cartacea, terrorizzando i cittadini onesti con la indimostrabile congettura che i pagamenti in contanti celino necessariamente l’intenzione di eludere il sistema legale dei pagamenti. Tanti cittadini disonesti utilizzano allo stesso modo sia la moneta fisica che quella elettronica per le frodi, il riciclaggio, l’evasione fiscale, il finanziamento del terrorismo e della criminalità organizzata.
Opportunamente questo Governo sta pensando di introdurre agevolazioni all’utilizzo dei POS da parte dei commercianti; ciò a riprova che i pagamenti elettronici hanno, per ora, costi maggiori di quelli in contante. In questo periodo, mi pare che gli oneri di qualsiasi tipo si debbano ridurre e non aggravare per cittadini i cui redditi e le disponibilità liquide sono stressate, come il fisico, dalla pandemia.