Red Pill e Incel: due facce della frustrazione maschile

Un percorso alla scoperta di due mondi spesso fraintesi, tra ideologia e sofferenza psicosociale, per capire le dinamiche alla base di questi fenomeni con l’aiuto dello psicologo Marco Crepaldi
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Negli ultimi anni termini come Incel e Red Pill sono diventati familiari nei dibattiti online e nei media. Dietro a queste etichette c’è molto di più: una rete di comunità e sottoculture nota come “manosfera”, dove uomini di varie età e background discutono di mascolinità, relazioni e della propria percezione di essere “svantaggiati” in una società che considerano favorevole alle donne.

La manosfera non è semplicemente un forum di sfogo: è un ecosistema complesso, fatto di consigli, teorie e, a volte, convinzioni talmente rigide da sembrare scolpite nella roccia. Al suo interno troviamo i Redpillati, gli Incel, i Men’s Rights Activists e i Pick-Up Artists. Tutti diversi, ma uniti dalla ricerca di senso e risposte alla frustrazione maschile.

Le differenze tra Incel e Red Pill

Come spiega lo psicologo Marco Crepaldi, esperto in dinamiche maschili, “spesso si usa il termine Red Pill per definire un Incel e un Incel per definire un Red Pill. Non tutti i redpillati sono Incel e non tutti gli Incel sono redpillati”. L’Incel è una condizione psicosociale: uomini che faticano a lasciarsi andare sessualmente e sentimentalmente. “Non sono single per scelta – spiega ancora Crepaldi -, non è che vogliano avere rapporti occasionali. Non riescono proprio a sbloccarsi, a sentirsi apprezzati o benvoluti dalle donne, perché sono quasi tutti maschi eterosessuali”.

I Redpillati, invece, aderiscono a un’ideologia che interpreta la realtà in chiave riduzionista: uomini e donne sarebbero guidati solo da soldi, aspetto e dinamiche di potere. Per alcuni Incel la Red Pill (la pillola rossa di Matrix) diventa una lente rassicurante per dare senso alle proprie frustrazioni, in un certo senso è come dare sempre la colpa al destino invece che provare a cambiare qualcosa.

La filosofia della Red Pill

Prendere la “pillola rossa” è, nella narrativa del movimento, il risveglio dalla “Matrix” della società moderna: il momento in cui si scopre che le regole del gioco sarebbero ingiuste verso gli uomini. I Redpillati si dividono tra chi sceglie l’isolamento sentimentale, chi lavora su sé stesso e chi si batte per i cosiddetti diritti degli uomini, i cosiddetti Men’s Rights Activists.

Alcune rivendicazioni, come il congedo paterno retribuito, rientrano in una logica di equità; altre, più radicali, riflettono nostalgie patriarcali. In questi casi la critica alla società moderna si esprime con la difesa di strutture tradizionali come il matrimonio patriarcale, il ruolo della donna confinato a quello di casalinga, l’opposizione al divorzio rapido o alle leggi che tutelano l’autonomia femminile e la minimizzazione del concetto moderno di consenso. In questa visione, il valore dell’uomo viene misurato soprattutto sul successo economico e sul controllo sociale, mentre i ruoli di genere sono rigidamente definiti. È un’ideologia che idealizza epoche in cui la libertà femminile era molto limitata e che oggi viene evocata per criticare ogni cambiamento sociale che abbia ampliato i diritti delle donne.

L’universo Incel

Do contro gli Incel non sono una sottocultura ideologica, ma uomini che soffrono per l’impossibilità di costruire relazioni sessuali o affettive. La frustrazione può trasformarsi in rabbia verso l’emancipazione femminile, percepita come un furto di “diritti naturali”. “L’Incel non è pericoloso di per sé – sottolinea l’esperto – , ma la frustrazione accumulata può essere manipolata dall’ideologia Red Pill, generando visioni estremiste e talvolta comportamenti violenti”.

Molti ragazzi cercano conforto nelle comunità online. Per Crepaldi “il bisogno principale è trovare altre persone con lo stesso problema, per parlare e sfogarsi. Poi trovano interpretazioni della realtà che li aiutano a difendersi dalla sofferenza, ma lo fanno in modo disfunzionale, facendogli perdere autoefficacia, cioè il senso di poter intervenire concretamente sul problema”. Il che a volte significa leggere mille post e sentirsi sempre più sfortunati, ma quantomeno in compagnia.

Solitudine ed estremismo

La solitudine relazionale ed emotiva è un terreno fertile per le radicalizzazioni. “La solitudine – conclude lo psicologo – è l’anticamera di molti problemi sociali e molte dipendenze. È il problema di base. Questa società favorisce sempre di più la solitudine: famiglie più piccole, meno legami e soprattutto una forte polarizzazione ideologica. Si è più intolleranti verso le idee altrui, più rigidi moralmente e più giudicanti”. Così i ragazzi vulnerabili possono essere attratti da ideologie che semplificano la realtà e legittimano ostilità verso il mondo esterno. E anche se può sembrare incredibile, a volte basta un forum online per farli sentire parte di qualcosa, anche se quella “qualcosa” non sempre è salutare.

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