La fine dell’anno è spesso raccontata come un tempo di festa, bilanci e nuovi inizi. Eppure, per molte persone, è anche un periodo carico di ansia sottile o manifesta, una tensione che cresce man mano che il calendario si avvicina allo zero simbolico del 31 dicembre. È un’ansia che non nasce solo dallo stress pratico, ma da qualcosa di più profondo come il bisogno di dare un senso al tempo che passa.
L’ansia dei bilanci
A fine anno sembra quasi inevitabile fare i conti domandandoci se è stato fatto tutto quello che ci eravamo prefissati, se sono state raggiunti gli obiettivi, se si sono sprecati tempo, occasioni, energie. Queste domande, seppur legittime, spesso assumono la forma di un processo interiore severo, in cui ci giudichiamo con criteri rigidi, confrontandoci con aspettative sociali, traguardi non raggiunti o versioni ideali di noi stessi. L’ansia nasce proprio da questo scarto, tra ciò che siamo e ciò che pensavamo di dover essere.
La fine dell’anno diventa, così, uno specchio implacabile. Non riflette solo gli eventi accaduti, ma soprattutto le narrazioni interiori che abbiamo costruito: successo o fallimento, progresso o stallo, controllo o perdita.
Il tempo come giudice e come illusione
Uno dei motivi per cui l’ansia di fine anno è così diffusa è l’illusione che il tempo sia un giudice. Come se l’anno fosse un contenitore chiuso, da riempire di risultati misurabili. Ma la vita raramente procede per compartimenti stagni. Ciò che sembra immobile oggi può germogliare più avanti, ciò che appare come un errore può rivelarsi una deviazione necessaria.
L’ansia cresce quando cerchiamo di controllare retroattivamente il senso delle cose, forzando una conclusione, una morale definitiva. In realtà, molte esperienze sono ancora “in corso”, anche se il calendario suggerisce il contrario.
La “fiducia radicale” non è una promessa, ma una postura
In questo contesto la fiducia radicale non è ottimismo ingenuo né pensiero positivo. Non è l’idea che “andrà tutto bene” in senso consolatorio. È piuttosto una postura interiore, una scelta profonda: fidarsi del fatto che la vita non è interamente comprensibile né controllabile e che proprio per questo può sorprenderci.
La fiducia radicale è il contrario dell’iper-controllo. Corrisponde a dire “non ho tutte le risposte, e va bene così” o “non vedo ancora il senso, ma posso restare a guardare”. È una fiducia che non chiede garanzie.
Accogliere l’incertezza invece di combatterla
L’ansia di fine anno spesso nasce dal rifiuto dell’incertezza. Vorremmo chiudere l’anno con tutto sistemato, con relazioni chiarite, scelte definitive operate, identità consolidate. La fiducia radicale, invece, invita a restare in una condizione mentale aperta, ad accettare che alcune domande rimangano tali.
Questo non significa passività, ma disponibilità. Disponibilità a sentire ciò che c’è, anche quando è scomodo. Disponibilità a riconoscere che il valore di un anno non si misura solo in traguardi, ma anche in resistenza, ascolto, trasformazioni invisibili.
Dal giudizio alla presenza
Un passaggio fondamentale dall’ansia alla fiducia è lo spostamento dal giudizio alla presenza. Invece di chiederci continuamente “è stato abbastanza?”, possiamo chiederci “cosa ho imparato su di me, dove sono stato autentico, cosa mi ha toccato, anche se mi ha fatto paura”. La fiducia radicale non cancella il dolore, ma lo integra. Non promette un futuro perfetto, ma una relazione più onesta con il presente.
Un altro modo di chiudere l’anno
Chiudere l’anno, allora, non significa tirare una riga e archiviare. Può significare appoggiare il peso, riconoscere la fatica, ringraziare per ciò che ci ha sostenuto anche nei momenti difficili. E poi fare spazio.
La fiducia radicale è proprio questo spazio: un atto silenzioso di fiducia nel processo, nel corpo, nella vita che continua a muoversi anche quando la mente è stanca. Forse l’antidoto all’ansia di fine anno non è fare di più, ma fidarsi di più. Non perché tutto abbia un senso immediato, ma perché non tutto deve averlo subito. E in questa sospensione, paradossalmente, può nascere un nuovo inizio.



