Lucidi: Italo-Americani in festa per o 250 anni di valori comuni

Dal 1776 al 2026: l’asse invisibile tra Italia e Stati Uniti. Massimo Lucidi riapre il dibattito sul contributo italiano ai valori fondanti dell’Occidente
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“1776-2026: è tempo di ricostruire una storia comune, troppo spesso sottovalutata o mascherata da lenti ideologiche. E scopriremo che abbiamo da festeggiare quest’anno anche noi Italiani. Ci proviamo?” Lo propone con un pamphlet storico ricco di nomi e spunti

Massimo Lucidi, giornalista internazionale e Presidente della Fondazione E-novation, che promuove numerosi eventi tra Italia e Stati Uniti come il Premio Eccellenza Italiana, le Giornate Internazionali della Libertà, gli Stati Generali della Sostenibilità e della Sicurezza.

È indubbio che la nascita degli Stati Uniti abbia visto come protagonisti il mondo anglosassone (in primis) e quello francese, per ragioni storiche condivise. Ma oggi, al tempo dei nomadi digitali, nel quale cerchiamo pure una narrazione dell’Emigrazione italiana meno nostalgica e più funzionale, credo che abbia più di un senso la ricerca del contributo intellettuale, filosofico, di pensiero degli Italiani alla Fondazione degli USA, in un tempo in cui le idee circolavano con maggiore difficoltà ma circolavano; ed erano idee forti, pregne di Futuro, di Vita e di Progresso. Vi torna in mente la stagione del positivismo e dell’illuminismo? Certo, nella seconda parte del Settecento non esisteva l’Italia come entità statuale. Dovremmo attendere almeno un altro secolo… e i moti del 1848 per iniziare a far passare un messaggio unitario, come Penisola… Eravamo al tempo, poco più di un’espressione geografica per usare la sprezzante ma veritiera affermazione politica di Metternich. Ma il contributo ideale degli Italiani, della nostra cultura classica, greco-romana, agli Stati Uniti è notevole sin dalle sue fondamenta e nel tempo è andato sempre rinsaldandosi per alcune componenti intellettuali riconducibili alla Libertà e alla nostra natura identitaria di essere Santi, Navigatori e Poeti. Almeno già due secoli prima della scoperta del continente americano. Un’idea di Bene comune, spazi aperti da scoprire e animi liberi che accomuna le classi dirigenti della nascente Unione di Stati Americani con i progenitori illuministi del lungo percorso risorgimentale e unitario italiano.

E ripeto anche ai primi Italiani con menti universali. Possiamo citare a tal riguardo San Francesco e Dante Alighieri, tradotto interamente tardi nel mondo anglosassone, ma tra i primi a sentirsi Italiani e universali, cittadini del mondo e presto presi a riferimento nella cultura americana come pilastri del sapere e dei valori universali. Molti sono i nomi e riferimenti che in questo articolo proverò a dimostrare non sono citati per orgoglio di Patria ma per dati storici e scientifici. Cesare Beccaria, che a Milano sotto il giogo austriaco faceva fatica a far circolare le proprie idee di giustizia, di equità, di dignità della vita e di equilibrio tra poteri, fu tradotto nel 1764 in 22 lingue e dal porto di Livorno riuscì a farsi leggere, conoscere e apprezzare da pensatori di tutto il mondo. Sicuramente influenzò il pensiero di Thomas Jefferson, Benjamin Franklin, John Adams e gli Emendamenti V, VI e VIII del Bill of Rights che a lui si richiamano. È bene ricordare che sia la Dichiarazione di Indipendenza del 1776, che festeggiamo come pietra miliare della Libertà dell’uomo nel proprio territorio, col diritto a essere felici, sia la Costituzione del 1787, che completa la dichiarazione sancendo e regolando la vita democratica ispirandosi a principi federali, sono antecedenti alla Rivoluzione Francese del 1789. E rispetto alle lunghe stagioni di sangue, Terrore e instabilità politica in Europa (pensiamo all’epilogo con Napoleone), la Rivoluzione Americana è meno cruenta e finisce con l’evoluzione e la riconciliazione dell’intero mondo anglosassone che continuerà a guidare il faro della democrazia e della Libertà fino ai giorni nostri. E l’America guarda a Roma e Atene per emanciparsi e distinguersi dalla british culture. Ebbene, proprio oggi che riconosciamo l’Occidente in crisi, è bene ripartire dalla conoscenza e magari pure dall’orgoglio sopito nella vecchia Europa di definirci Occidentali o ancora meglio Transatlantici. L’Europa che cancella le radici cristiane pare mortificarsi di essere la culla della civiltà con il formidabile asse portante greco-romano; l’Europa della burocrazia va ripensata nel profondo. Gli Americani, quando son nati, hanno guardato a Roma e Atene non solo nel richiamarsi al gusto neoclassico dell’architettura ma pure per darsi una struttura di Governo. E in specie hanno guardato al modello della Repubblica Romana se pensiamo al Senatus dei saggi e alla aristotelica questione dei pesi e contrappesi del potere. George Washington ha seguito Cincinnato, mentre Thomas Jefferson aveva nel cuore quel concetto di cittadinanza istruita e virtuosa riprendendo il concetto greco del bene comune sopra l’interesse individuale. Hanno guardato all’Italia e agli Italiani sempre e da sempre… limitiamoci a citare Colombo, Verrazzano e poi La Guardia. Nomi che evocano il ponte, la connessione, l’unione tra vecchio e nuovo mondo. Ma c’è molto altro. Faremmo bene a studiare gli atti preparatori delle Costituzioni nazionali, che hanno portato alla composizione delle Costituzioni specie americana e italiana, per capire i Valori da cui sono stati ispirati i nostri Padri Fondatori e ritrovare ragioni di entusiasmo e di orgoglio, di passione civica e di partecipazione nel nostro Occidente.

Se penso al soft power che noi Italiani abbiamo esercitato persino nella Costituzione Americana dobbiamo citare Filippo Mazzei, medico e filosofo toscano, naturalizzato in Virginia, amico e socio di Thomas Jefferson ma anche degli altri quattro primi Presidenti USA (Washington, Adams, Madison, Monroe), che si distinse come promulgatore delle libertà individuali, dei diritti civili e della tolleranza religiosa.

Carlo Bellini, altro toscano naturalizzato in Virginia, prima cattedra di Italiano in America, e Giuseppe Maria Francesco Vigo, mercante piemontese che, naturalizzato americano, concorse nel fare business a fondare università.

Possiamo chiamarli imprenditori sociali?

Possiamo dire che ci viene in mente quel modello di Eccellenza e Sostenibilità che oggi tanto distingue l’apporto socio-economico della migliore Italia nel mondo?

Per troppo tempo temo che tutto questo materiale ideale, queste tracce, queste storie siano state sepolte dal conformismo ideologico e poi diventa facile arrendersi alla fredda burocrazia europea, che parla solo di numeri quando vorrebbe spiegare il contributo al mondo di un Paese piccolo come l’Italia. Niente di più sbagliato. Servono altri indicatori. Serve approfondire storie che ci sono: vi possono bastare poche righe di un pamphlet per rendervi curiosi e vogliosi di approfondire?

È bene festeggiare tutti il 1776 e l’orgogliosa indipendenza dal tiranno, il British Empire, l’ingiusta e gravosa imposta sul Tè… l’imposizione della tassa senza rappresentanza. È una lezione di Storia. E noi oggi non dovremmo fare una lotta come hanno avviato gli agricoltori francesi, ribellandosi a questa Europa che ha negato, offeso, contraddetto quei tanti pensatori che l’avevano sognata in modo diverso? Non paghiamo una tassa del tè a un’idea di Impero dei burocrati che ci governa sopra le nostre teste?

“Servirebbe una Giorgia Meloni e una politica sanamente identitaria pure in Europa – ammicca Lucidi – ma questa è un’altra storia”.

Ma tornando alla nascita degli USA e al piano rivoluzionario che si compie, bisogna ancora riflettere sulla forza di mettere al centro dell’impianto statuale la persona e i suoi diritti di futuro. Si arriva così a pensare a Carlo Cattaneo, che tra l’altro nel modello repubblicano e federale americano (e svizzero) vedeva proprio la realizzazione teorica della Libertà: indipendenza e pace; Libertà e unità. Gli Stati Uniti d’Europa.

“Ecco il mio 2026, il ‘nostro anno che verrà’ come Fondazione: deve essere un anno di riflessione e di partecipazione attiva a un dibattito che dobbiamo irrobustire sui Valori fondanti dell’Occidente – spiega Lucidi – e troveremo un contributo autentico degli Italiani al confronto internazionale sullo sviluppo e sulla Pace. Un contributo tralasciato da una storiografia sessantotina marxista e profondamente anti-americana che non ha voluto approfondire alcune storie che ho citato e incuriosire le masse alla ricerca storica. Intellettuali italiani impegnati a sinistra che hanno costituito, oltre che l’unicum dell’intellighenzia possibile, il vulnus alla curiosità e alla ricerca storica, preferendo l’impegno diretto e la propria partecipazione alla politica e al Partito (Comunista, ndr). Una casta. Chiusa. Altro che apertura mentale. E da napoletano penso a un’altra vittima illustre: quanto è stata ingiusta la coltre di nebbia caduta su un grandissimo liberale e antifascista come Benedetto Croce, per ordine di Togliatti; tanto poi da accerchiarne la memoria persino fisicamente a Napoli, entro il perimetro ‘democratico’, annacquandone l’opera e il pensiero libero. Avendo vissuto la mia gioventù negli anni ’80 e ’90 a Napoli lo posso affermare e chi mi vuol capire ha capito”, conclude un sibillino Massimo Lucidi.

“La libertà, la centralità della persona, la democrazia, la Pace. Sono questi i fari, i pilastri del contributo ideale ‘repubblicano’, l’asse Italia–Stati Uniti, il soft power capace di rendere ‘nomadi’ idee e influenze di Futuro tra persone competenti e libere, istruite e virtuose. Questi saranno gli elementi fondativi del nostro contributo autentico come Fondazione E-novation a un continuo incontro internazionale e valoriale che apra nuovi percorsi di Pace e Giustizia”, conclude Massimo Lucidi.

Redazione

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“La Discussione” è una testata giornalistica italiana fondata nel 1953 da Alcide De Gasperi, uno dei padri fondatori dell’Italia moderna e leader di spicco nella storia politica del nostro paese.

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