Sono sul treno per Roma.
Il paesaggio scorre e io penso a come, in fondo, ogni viaggio verso una mostra è anche un piccolo
atto di fede: credere che l’arte ci salverà ancora una volta dalla noia, dal cinismo, da noi stessi.
Questa sera andrò all’opening della Quadriennale, e sarà una doppia festa: arte contemporanea e compleanno di Agnes Questionmark, artista che seguo da anni e che continua a reinventarsi con una grazia inquietante.
Trent’anni appena compiuti, e già una voce tra le più autentiche del panorama giovane.
È stata una settimana densissima: vernissage, brindisi, compleanni, coincidenze perfette.
Oltre ad Agnes, ha festeggiato anche Carlo Cracco.
Trent’anni lei, il doppio lui. Ma l’età, in certi casi, è solo un dettaglio.
Carlo e io ci conosciamo da una vita.
Ci eravamo persi di vista — come spesso succede tra persone che si muovono in orbite parallele — e ci siamo ritrovati in un luogo che sembrava uscito da un film di Sorrentino: la balera di Sala
Venezia, durante una “cena” (virgolette obbligatorie) organizzata da Maurizio Cattelan.
Quella sera ho conosciuto Rosa, la giovane moglie di Carlo — ora una carissima amica.
Glielo dico sempre: “Hai reso Carlo molto più simpatico. Umano. Autoironico”.
Rosa possiede un talento sottile: disarma le persone senza che se ne accorgano.
La balera di Sala Venezia oggi non esiste più, e la cosa mi commuove più di quanto vorrei ammettere.
Lì ho passato serate folli, incontri improbabili, chiacchiere interminabili con Ivan Olita e brindisi
con Dakis Joannou, il collezionista greco che ogni giugno mi invita a Hydra, nella sua isola- museo sospesa tra mito e contemporaneità.
Per fortuna, resiste la balera dell’Ortica, dove abbiamo festeggiato ieri sera.
C’era un’energia d’altri tempi — quella che solo Milano, quando decide di divertirsi, sa emanare.
Con Annalia Venezia ci siamo ritrovate a ricordare i compleanni di Barbara d’Urso, le danze, le risate.
E a proposito: ma come fa Barbara a danzare così a Ballando con le Stelle?
Abbiamo deciso: andremo a vedere dal vivo. Case study, rigorosamente in pista.
Intanto, l’arte non si ferma.
A Milano, la scorsa settimana, era impossibile stare dietro a tutto: aperture, talk, performance.
Io ho scelto due mostre da non perdere:
- la Fondazione Trussardi a Palazzo Morando,
- e Nan Goldin all’Hangar Bicocca.
Due mondi lontanissimi, eppure con la stessa ossessione: la verità.
Da Goldin servono almeno quattro ore intere — ogni video è un frammento di vita da attraversare lentamente, lasciandosi assorbire.
Avrei voluto che qualcuno me lo dicesse, quindi lo dico io a voi.A Palazzo Morando, invece, una collettiva raffinata e perturbante che racconta artiste donne del passato con vite fuori dagli schemi e un sottile filo occulto che le unisce.
Una mostra che incanta e inquieta.
Ora il treno rallenta. Il sole entra di taglio dal finestrino.
Tra poco Roma.
Dicono che ci siano ventitré gradi e un’aria quasi estiva!
Io porto con me un taccuino, una penna, e la solita voglia di farmi sorprendere.
Perché, in fondo, tra balere, mostre e incontri improbabili, la vita è tutta lì:
nell’arte — e nell’arte di non perdersi mai.