Un film si candidata a diventare una opera d’arte quando, più che allo svago, punta a suscitare emozioni, riflessioni, interrogativi e, perché no, reazioni. E “Miopia – le identità nascoste”, il thriller psicologico che ci spinge a guardare dentro di noi senza ipocrisia per riconoscere quella parte di male che convive con il bene nell’anima di ciascuno, ha tutte le carte in regola per ambire a diventare tale. Lo firma Rocco Mortelliti, già noto al pubblico per capolavori come “La strategia della maschera” e “La scomparsa di Patò” ispirati ai racconti di suoi suocero, l’indimenticato e indimenticabile Andrea Camilleri. Il film arriverà nelle sale italiane nella prossima stagione cinematografica.

Il Covid, una occasione mancata per fermarsi a riflettere e migliorare
Quando il mondo si è fermato per il Covid, Rocco Mortelliti ha immaginato che la tragedia collettiva potesse cambiare le persone in meglio. “Pensavo – racconta – che una situazione così assurda e dolorosa avrebbe portato a più solidarietà, più ascolto, più coscienza di noi stessi. Invece è accaduto il contrario: ho visto un peggioramento, più cattiveria, più egoismo”.
Da questa constatazione è nato il suo nuovo film, una storia di indagine morale e sociale, in cui il protagonista, alter ego del regista, osserva e registra in segreto la vita di figure pubbliche – in particolare politici, religiosi, magistrati, influencer – per confrontare le loro parole con la realtà dei fatti.
La trama
Francesco Berardi, interpretato da Pio Stellacci, scampato a un tentato suicidio dopo la morte della moglie in circostanze non chiare, comincia a vedere le cose da un punto di vista diverso, preda di uno stato di lucida follia. Decide, così, di osservare e registrare in segreto la vita privata di politici, religiosi, magistrati e influencer, smascherando incoerenze e bugie di una società corrotta e alienante. Un percorso di scoperta personale che porterà il protagonista a fare i conti anche con le proprie ombre. Unica anima innocente, sua figlia Teresa di dieci anni, interpretata da Matilda Ruggero Malagnini, pronipote di Andrea Camilleri, che grazie al padre immaginerà comunque un futuro migliore. Una curiosità: il nome del protagonista è un omaggio al nonno che il regista non ha mai conosciuto.
Maschere e verità scomode

Il titolo “Miopia” richiama la cecità volontaria: la scelta di non voler vedere ciò che ci mette a disagio. “Tutti indossiamo delle maschere – spiega Mortelliti – sia verso gli altri sia verso noi stessi. C’è sempre una parte di male dentro ognuno, diversa per intensità, ma presente. Il problema è che raramente lavoriamo su noi stessi per riconoscerla e gestirla”. Nel film, la figura di uno psicologo ricorda che ogni persona deve combattere quotidianamente con un “mostro interiore”. I personaggi pubblici smascherati dal protagonista si trovano a dover rispondere di incoerenze, ipocrisie e perfino crimini.
Il segno di Andrea Camilleri
Nonostante il tono pessimistico, il film non rinuncia a una luce finale di speranza, un’eredità diretta del suocero Andrea Camilleri. “Andrea diceva: ho una fiducia sconfinata nell’uomo e nella donna, nell’umanità. Io credo che l’umanità riuscirà a uscire bene da qualsiasi situazione. Questa fiducia mi dà fiducia. È un pensiero che ho fatto mio e che ha ispirato il finale del film”.
Il legame con Camilleri, conosciuto come insegnante all’Accademia Silvio D’amico prima che diventasse famoso, è stato un costante scambio creativo: “Ci confrontavamo sempre sui nostri lavori e la sua attenzione all’ipocrisia come tema universale mi ha influenzato profondamente. E ancora oggi, a sei anni dalla sua scomparsa, sento che è qui con noi”.
Una speranza che nasce dai gesti semplici
Per Mortelliti, il cambiamento vero non arriva dall’alto, ma dalle persone: “Possiamo migliorare solo se siamo più tolleranti, se ascoltiamo davvero e se aiutiamo chi ha bisogno, anche con gesti piccoli. Una volta ho dato due euro a una donna rimasta senza benzina. Per me non cambiava nulla, per lei era la soluzione a un problema immediato. È da queste cose che si ricostruisce la fiducia”.
Critica al sistema cinema

Accanto al racconto cinematografico, Mortelliti riflette sullo stato del settore dell’audiovisivo in Italia. Denuncia la scarsità di fondi per le piccole produzioni, la mancanza di sostegno nella distribuzione e una burocrazia che spesso blocca i progetti: “Se finanzi un film, devi anche garantire che arrivi al pubblico. Altrimenti è un’occasione sprecata. In Francia, ad esempio, i fondi comprendono anche aiuti per la distribuzione. Da noi, troppi film finanziati non arrivano mai in sala.”