
Se il jazz è il genere musicale della contaminazione per antonomasia, va da se’ che la sua radice sia l’incontro, l’ascolto dell’altro. E Antonio Faraò, grandissimo pianista e vanto italiano che il mondo ci invidia, ne è l’incarnazione. Al culmine di una carriera costellata di successi internazionali, ha dimostrato ancora una volta questa sua natura realizzando un Festival, “Notes Around SMG”, di grande musica a Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate, dal 25 al 28 giugno. Quattro serate sotto le stelle per lasciarsi trasportare dalle atmosfere vibranti del jazz, dirette da lui. Tra gli ospiti, la travolgente Swing Faces Marching Band, il giovane talento Yves-Yann Lavaly, il raffinato cantautore Fabio Concato, e il grande ritorno live di Mario Biondi, da special guest, accanto all’Antonio Faraò Quartet.
Maestro, ci può dire come nasce l’idea del Festival e qual è la sua finalità?

La musica per me è una missione e come tale può assumere significato compiuto solo attraverso l’incontro dal vivo con il pubblico. L’esecuzione live riporta la musica alla sua piena onestà ed efficacia. Il mio obiettivo è, dunque, restituire al pubblico la sua dimensione artistica autentica. Il Festival nasce con questa finalità e intende diventare un evento itinerante, che toccherà diverse città del mondo.
Perché la dimensione live non può essere sostituita con la riproduzione tecnologica?
La musica dal vivo prevede una dose di rischio importante. Inoltre, la musica autorale, quando si scontra con l’industria dei social, dove vige il parametro valutativo dei like, rischia di perdere autenticità, caratteristica per me fondamentale. Oggi, con qualche centinaio di euro, chiunque può registrare un disco, grazie al supporto della tecnologia. Eppure nessuna tecnologia potrà mai soppiantare il genio creativo, né la competenza di un musicista. Per questo la prova del nove di ogni artista degno di questo nome è l’esecuzione dal vivo e credo che il pubblico meriti il rispetto di un ascolto di qualità.
Tra gli artisti del Festival sono presenti Fabio Concato e Mario Biondi, cosa c’entrano col jazz?
Il jazz è la musica più contaminata che c’è e trovo che sia Concato che Biondi abbiano sonorità e suggestioni jazz, ma la mia volontà è quella di offrire al pubblico il talento di grandi artisti come loro e valorizzare la musica dal vivo con un intento più ampio della dimensione stilistica. Desidero celebrare e omaggiare il talento.
Un omaggio speciale sarà dedicato a due luoghi simbolo del jazz milanese, “Il Capolinea” e “Le Scimmie”, che peso hanno nel suo percorso?
Io sono molto legato al passato, ci trovo ispirazione anche compositiva e in generale non amo che le cose belle finiscano. Questi locali hanno fatto la storia della mia vita come quella di altri musicisti. Artisti di caratura mondiale sono passati di lì. Una sera è venuto Pat Metheny a “Le Scimmie” e ho avuto l’onore di suonare con lui per un’ora e mezzo. Quei locali sono stati e restano incubatori di talenti, portano avanti una filosofia in cui la musica è palestra di vita, orizzonte e faro e questo è fondamentale anche per i giovani. Per questo ho voluto celebrarli con un concerto corale con nomi storici del jazz italiano.
Oltre agli altri riconoscimenti in ambito mondiale, la Francia l’ha riconosciuta come miglior pianista jazz al mondo, con la vittoria del premio Martial Solal, cosa ha significato per lei?
La Francia certamente mi ha dato un riconoscimento di cui sono onorato, perché il premio, oltre a portare il nome di un mito del pianoforte quale è Solal, è una competizione tra le più impegnative al mondo. Viene indetta ogni 10 anni e vi partecipano centinaia di musicisti. La Francia è il Paese cui devo l’incontro con mia moglie e, quindi, con l’amore, credo di avere un debito di riconoscenza inestinguibile.
Che rapporto ha con le nuove generazioni?
Come insegnante e come padre sento una missione nei confronti dei giovani, che si traduce nel guidarli verso un’autenticità nuova, liberandosi dal giogo della competizione e rimettendosi in ascolto di un solo giudice: se stessi. Per questo nel Festival sono presenti laboratori musicali gratuiti ispirati al metodo Yamaha per i più piccoli, con l’intento di creare un viaggio tra creatività, ascolto e scoperta del jazz. Desidero con l’occasione rivolgere una preghiera ai media, perché divulghino di più questo genere musicale, capace di fondere disciplina e libertà, qualità essenziali nella formazione dei giovani.