Negli ultimi anni hanno iniziato a circolare, sugli store digitali e sulle piattaforme social, applicazioni che permettono di dialogare via chat con Gesù e altri personaggi biblici attraverso sistemi di Intelligenza Artificiale. Non si presentano come esperimenti artistici né come provocazioni ironiche, ma come servizi veri e propri: si scaricano, prevedono versioni gratuite e abbonamenti a pagamento, promettono ascolto continuo e risposte personalizzate. In alcuni casi, la voce scelta per l’interazione è quella rassicurante e universalmente riconoscibile di Morgan Freeman. Queste applicazioni non chiedono appartenenza né una pratica religiosa stabile. Non presuppongono una comunità, né un tempo dedicato. Funzionano come qualsiasi altro servizio digitale, quando serve, si apre e quando non serve più si chiude. È questa normalità, più che la tecnologia in sé, a renderle un segnale culturale rilevante.
La spiritualità dentro le piattaforme
Il dialogo con Gesù via chat non nasce dal niente. Da tempo la spiritualità ha iniziato a muoversi dentro le piattaforme digitali, assumendone linguaggi e modalità. La Bible App YouVersion, ad esempio, ha superato i 900 milioni di installazioni a livello globale, mentre applicazioni di preghiera come Hallow sono entrate stabilmente nelle classifiche degli store. In vista del Giubileo del 2025 lo stesso Vaticano ha avviato collaborazioni con alcune di queste piattaforme, riconoscendo il loro ruolo nell’accompagnamento spirituale dei fedeli anche a distanza. Un passaggio che segnala come la dimensione digitale non sia più marginale, ma parte integrante dell’organizzazione contemporanea del sacro. Non è la fede a scomparire, ma il modo in cui viene abitata a cambiare. Il sacro entra negli stessi spazi in cui oggi cerchiamo informazioni, conforto, orientamento. Assume tempi rapidi, risposte continue, una presenza che non conosce interruzioni.
Tecniche del sacro e regolazione emotiva
L’antropologo Marcel Mauss aveva mostrato come le pratiche rituali funzionino anche come tecniche sociali: modi appresi di gestire l’incertezza, il dolore, l’attesa. Oggi queste tecniche non spariscono, ma cambiano ambiente. La chat con Gesù diventa una forma di regolazione emotiva coerente con i ritmi della vita digitale. In questo scenario, l’Intelligenza Artificiale non introduce una frattura improvvisa, rende praticabile una spiritualità che non chiede silenzio né espone al rischio della non-risposta. Una presenza sempre disponibile, regolabile, priva di attrito. La chat con Gesù non mette in crisi, non chiede appartenenza, non produce conseguenze sociali. Risponde.
Giovani e assenza di silenzio
È anche per questo che queste pratiche risultano particolarmente familiari alle generazioni più giovani. Non perché siano più religiose, ma perché sono cresciute in ambienti digitali in cui l’assenza di risposta è diventata sempre meno tollerabile. Notifiche, assistenza continua, disponibilità immediata hanno costruito un’aspettativa precisa: qualcuno deve rispondere. Secondo il Pew Research Center una quota significativa di giovani adulti dichiara di cercare online risposte a domande legate al senso, alla sofferenza e alla spiritualità, spesso al di fuori dei canali religiosi tradizionali. Non si tratta di una conversione, ma di una modalità di accesso più compatibile con le abitudini emotive del presente.
Relazioni a rischio ridotto
La relazione proposta da queste applicazioni è una relazione a rischio ridotto. David Le Breton, Sociologo e antropologo culturale francese, ha osservato come nelle società contemporanee molte pratiche simboliche tendano a proteggere l’individuo dall’eccesso di esposizione emotiva, riducendo il confronto con il limite, con il dolore, con l’alterità. Anche il sacro, in questo contesto, viene riorganizzato per non destabilizzare: accompagna, contiene, rassicura. La psicologa Sherry Turkle ha definito questo tipo di legame “relationships without demands”: relazioni che offrono presenza e conforto senza richiedere reciprocità, senza imporre un coinvolgimento profondo. Applicata alla dimensione spirituale, questa logica produce una religiosità controllabile, sempre disponibile, che risponde più di quanto interroghi.
Una trasformazione visibile
Queste pratiche rendono visibile una trasformazione già in corso nel nostro rapporto con l’attesa, con il silenzio, con tutto ciò che non risponde immediatamente. La spiritualità mediata dalla tecnologia non nasce per sostituire la fede, ma per adattarsi a un contesto in cui l’assenza è sempre meno tollerabile. Il punto non è che Dio sia “finito online”. Il punto è che anche il sacro viene oggi riorganizzato per funzionare dentro un mondo che fatica a sostenere il vuoto, la distanza, la non-risposta. In questo scenario la spiritualità non scompare, ma cambia postura. Si fa più vicina, più accessibile, meno esigente. Non chiede di essere attraversata, ma consultata.






