La fiducia nella ricerca genera valore, profitto e benessere. Questo il pensiero di Confindustria. Per gli industriali “Ogni euro destinato a ricerca, sviluppo e innovazione genera ricchezza da tre a cinque volte di più”. È la formula vincente che la Confederazione prevede per il rilancio del Paese. A indicare la strada è Francesco De Santis, Vice Presidente di Confindustria per la Ricerca e lo Sviluppo. “Dobbiamo riprendere a crescere e ad investire per reagire alla crisi dovuta al Covid. Ogni euro destinato a ricerca, è un volano per aumentare il Pil, creare occupazione qualificata e progettare il futuro. Il Recovery Plan detta una linea in tal senso, se pensiamo che l’innovazione è il comune denominatore di tutte e sei le sue aree tematiche”. C’è poi uno strumento che Confindustria vede come straordinario per sostenere la ricerca, è il credito di imposta come leva di sviluppo per il Paese. “È strategico per le imprese avere a disposizione uno strumento automatico come il credito di imposta, riconfermato dalla Legge di Bilancio per i prossimi due anni. Ma, oltre a garantirne continuità e piena efficacia, occorre eliminarne le incertezze nell’utilizzo”, spiega De Santis, che sottolinea , in un approfondimento illustrato sul Sole 24 Ore, due principali criticità nell’applicazione del credito d’imposta.
LE CRITICITA’
La prima è quella relativa alla compensazione di un credito inesistente: “ricorre in caso di errore nell’identificazione delle attività agevolabili e genera una grave risposta sanzionatoria che andrebbe evitata in assenza di frode”, propone. La seconda riguarda l’esclusione dal perimetro dell’agevolazione delle attività svolte i n Italia su commesse di soggetti esteri: “scoraggia gli investimenti delle multinazionali e va nella direzione opposta alle esigenze nel nostro Paese”, sottolinea il vice presidente degli industriali, indicando così l’urgenza di affrontare questi problemi facendo attenzione ad alcuni aspetti. Per quanto riguarda il primo caso è solo una questione interpretativa: “Un imprenditore che vuole avvalersi del credito di imposta deve mettere a punto una documentazione tecnica articolata”, spiega De Santis. “I confini tra le attività agevolabili o meno possono essere, in alcuni casi, incerti”, fa presente, “ma, in presenza di documentazione completa, veritiera e corretta, non si può considerare il credito inesistente, equiparando le ipotesi di incertezza valutativa a quelle di veri e propri comportamenti fraudolenti. Mentre per questi ultimi, ben vengano interventi sanzionatori severi”. De Santis evidenzia l’importanza di questa agevolazione con qualche accortezza. “Il credito di imposta ha suscitato negli anni grande interesse, siamo passati da circa 8000 domande nel 2016 a oltre 30mila nel 2019. La Germania e la Francia stanno spingendo molto, noi come Paese siamo indietro, ben lontani da quel 3% di investimenti previsti dal Trattato di Lisbona. E gli strumenti automatici, largamente utilizzati nei paesi Ocse, devono essere chiari affinché siano efficaci. Del resto, in alcuni casi può essere molto sottile la distinzione tra ricerca, sviluppo e innovazione e, in quelli di maggiore incertezza valutativa, in sede di verifica, il credito potrebbe essere eventualmente considerato come “non spettante”, osserva il Vice Presidente.
AUMENTARE IL VALORE AGGIUNTO DEI PRODOTTI
Digitalizzazione, sostenibilità, economia circolare e innovazione sono parole chiave per De Santis. “Altrimenti non saremmo la seconda potenza industriale europea e la settima nel mondo. E solo continuando ad aumentare il valore aggiunto dei nostri prodotti, potremo essere sempre più competitivi”, commenta il vice presidente degli industriali, “gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione creano crescita stabile, perché, per loro stessa natura, mostrano effetti anche nel medio termine. Ecco perché va affrontato con decisione anche il tema degli gli investimenti esteri, che vanno agevolati e implementati”. Il problema è come modernizzare il Paese. “Alcuni strumenti già li abbiamo”, ricorda De Santis, “penso anche al patent box, ma dobbiamo incrementare anche la collaborazione tra il pubblico e il privato. I nostri ricercatori sono tra i primi nelle classifiche delle pubblicazioni, eppure abbiamo pochi brevetti registrati. Dobbiamo evitare questa dispersione di conoscenza e chiudere questo gap”.