
A tre anni dalla sua scomparsa, Ciriaco De Mita continua a essere una delle figure centrali della storia repubblicana italiana. Uomo di Stato, leader della Democrazia Cristiana, pensatore meridionalista e protagonista di decenni di vita politica, il suo lascito torna al centro dell’attenzione grazie al convegno promosso dalla Fondazione Super Sud. Un’occasione importante non solo per ricordarne il profilo istituzionale, ma anche per riflettere sul suo contributo al dibattito democratico e alla trasformazione del Paese. A rendere omaggio alla sua figura è stato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con un messaggio inviato al presidente della Fondazione, Giovanni d’Avenia. Un ricordo intenso e sentito, che restituisce il valore profondo dell’impegno di De Mita nella costruzione della Repubblica e nel tentativo, spesso incompreso, di guidarla verso un modello più moderno ed equo.
“Ciriaco De Mita – scrive Mattarella – è stato una delle personalità più significative della Repubblica. Leader della Democrazia Cristiana, uomo di Stato con solide radici nel pensiero del Meridionalismo, si è costantemente impegnato per affrontare le sfide dei tempi nuovi e delle trasformazioni sociali”. Dalle aule dell’Università Cattolica di Milano alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, passando per la lunga militanza nel partito di Alcide De Gasperi, la carriera di De Mita è stata contrassegnata da una visione alta della politica: come strumento di partecipazione, di progresso, di equilibrio tra istituzioni e cittadini.
Tra Prima e Seconda Repubblica
Da segretario della DC, De Mita visse la difficile stagione della transizione tra la Prima e la Seconda Repubblica, cercando di promuovere una riforma delle istituzioni capace di aprire spazi di rappresentanza più ampia e dinamica. Un progetto ambizioso che, secondo Mattarella, “mirava a sconfiggere l’illusione di un potere capace da solo di autoriprodursi”, ma che si scontrò con la mancata condivisione e contribuì, in parte, alla crisi del sistema politico. Eppure, anche dopo aver lasciato le responsabilità di vertice, De Mita non venne mai meno alla sua vocazione pubblica. Tornato nella sua Nusco, ne divenne sindaco, scegliendo di servire la sua comunità con la stessa dedizione che aveva portato nelle più alte stanze del potere. Una testimonianza di coerenza e di attaccamento alla politica come servizio.
“La sua idea di politica – conclude il Capo dello Stato – come visione alta del futuro della Repubblica, come continuo processo di partecipazione democratica, resta un insegnamento”.