giovedì, 18 Aprile, 2024
Manica Larga

Verde sia la rivoluzione non la bolla

A discapito di tutte le apparenze che questo periodo nefasto si porta appresso, viviamo in un mondo ricco di entusiasmo. E non lo sapevo. Beh, meglio così.

In giro, per quel poco che si può, è un gran via vai di Tesla. Ma non solo. Le city car elettriche prendono sempre più piede, nonostante costi spesso proibitivi; fare rifornimento resta ancora una sfida.

“Poi vado a benzina per un pezzo”, mi fa un amico, “ma a casa la rimetto sotto carica. È comodo. Ti serve solo una prolunga. Mi sono organizzato”. Certo, “non ci fai chissà quanti chilometri, però… e poi dobbiamo sostenere questa rivoluzione verde. È il futuro!”

E qui, mi sento sporco, in colpa, vigliacco nel comfort del mio SUV diesel, nero, che sembra sbucato a caso direttamente dal pleistocene e finito fuori strada. Un inno sfacciato al politicamente scorretto.

Nel frattempo, il mio amico sembra sulla strada giusta. Infatti, Bloomberg riporta che la domanda di consumo rinnovabile da parte di governi, aziende e cittadini privati ha superato i 500 miliardi di dollari solo nel 2020. Tipo due Recovery Fund, per farci un’idea di massima. Un intero mercato, bello grosso, ha battuto un colpo.

E così, in breve tempo siamo passati dal surriscaldamento globale al surriscaldamento delle azioni di quelle aziende che il mondo sperano di rendere un posto meno bollente. Sostiene un noto analista finanziario che non sta né in cielo né in terra trovarsi in mano numeri aziendali pessimi con azioni che triplicano il proprio valore in un niente. Tradotto per i non addetti ai lavori, tipo il sottoscritto, “Siamo nel bel mezzo di una bolla verde”. Il fatto è che “La gente non vuole perdersi la prossima Tesla”, gli fa eco un collega.

Il dibattito, neanche a dirlo, si è infiammato negli ultimi giorni, a seguito di un articolo del Financial Times che da questa bolla speculativa mette tutti in guardia. Ad aprire le danze, non troppo tempo fa, fu il CEO di Toyota: “L’auto elettrica? Un business immaturo con costi energetici e sociali insostenibili”.

E se poi questa rivoluzione annunciata come inevitabile resta solo su carta? A chiederselo è uno dei massimi esperti di energia, il Prof. Alberto Clò che, in una recente intervista ha spiegato che se la transizione energetica avrà fatto il suo percorso, bene, altrimenti ci ritroveremo con 10 milioni di barili di petrolio al giorno in meno, riprendendo il recente messaggio del CEO di Total.

Un bel rebus. In altri termini, continua Clò, “Dare per scontato che il domani della transizione sia già certo è un errore e fa sì che non si tenga in considerazione il valore intrinseco delle aziende”.  Ecco, “stiamo andando incontro rapidamente a una bolla delle rinnovabili, così come già avvenne 20 anni fa con la new economy legata all’high tech”.

Poi, che si fa? Mi viene in mente  quel tassista che, settimane dopo quel botto che stese borse e business all’inizio del nuovo secolo, mi fa: “Li vedi quei ristoranti? Vuoti. Prima c’era la fila. A pranzo”. Nonostante tutto, crisi e pandemie incluse, noi siamo ancora là.  Eh già.

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