venerdì, 29 Marzo, 2024
Il Cittadino

Il controllo del territorio

Lo Stato italiano, da tempo, non ha il controllo del territorio.

Un fenomeno che già mi era parso chiaro in passato e che un anticipato rientro a Roma il 24 agosto mi ha reso evidente: non avendo incontrato nelle strade né Vigili Urbani, certamente impegnati in qualche lavoro d’ufficio fortunatamente con aria condizionata nella calura, né altri tutori dell’ordine.

Le strade, ancora semideserte, erano però occupate dalle solite schiere di extracomunitari, non importa se migranti regolari o clandestini, dediti ad attività vietate dalla legge e, in qualche caso, addirittura reato.

È reato, ad esempio, l’accattonaggio. Lo è se esercitato in maniera molesta o se nell’ambito di una organizzazione. Ma è reato anche l’esercizio abusivo di mestieri girovaghi (art. 669 cod. pen.).

Tutte le persone che incontriamo sulla nostra strada quotidianamente, quindi, possono tranquillamente ed impunemente importunarci, nell’indifferenza assoluta delle Autorità.

Nella mia strada quotidiana da casa al mio studio, e da qui al Tribunale civile (tre chilometri abbondanti tra andata e ritorno), incontro regolarmente dodici persone in posti fissi, più due o tre venditori di fazzolettini (i più insistenti). Cioè una persona ogni 250 metri. Due di questi puliscono i vetri alle auto in fila ai semafori più trafficati; tre si sono appropriati di altrettanti tratti di marciapiede (una ventina di metri ognuno) che puliscono più volte  giorno, tornando a rispargere le foglie “per darsi un’area”. Altri – in genere dei giovani di colore apparentemente molto in salute – fissi di fronte ad alcuni rinomati bar di Prati o negozi tra i più affollati o, in un caso, di fronte a uno sportello bancomat, col cappello in mano, chiedendo un obolo a chiunque usi i relativi servizi. Due sono mendicanti con posto fisso.

Quasi mi viene una sorta di razzismo all’incontrario, pensando che l’indifferenza nella quale queste persone operano, non sarebbe tale se loro fossero stati calabresi o siciliani.

Mi sembra evidente che questi soggetti siano partecipi di un’organizzazione criminale, che assegna a ciascuno di loro compiti e territorio: provatevi a chiedere voi l’elemosina in uno dei luoghi loro assegnati, verresti subito scacciati.

Trovo allucinante che la discussione sia limitata a quella minoranza di migranti che vengono intercettati da navi ONG e Guardia Costiera e avviati ai centri di accoglienza nei quali non riusciamo a trattenerli, mentre vi sua indifferenza verso quelli già all’interno del territorio, anche se compiono azioni vietate dalla legge.

Nel caso che anziché di extracomunitari si fosse trattato di calabresi o siciliani sarebbe certamente sorto l’interesse della magistratura antimafia e l’organizzazione sarebbe stata promossa da piccolo crimine a organizzazione mafiosa importata in città.

Il problema a me pare sia sempre il medesimo.

L’interesse principale dei tutori dell’ordine sembra essersi da tempo spostato da una possibile prevenzione del reato (anche di microcriminalità) o vigilanza perché non vi siano violazioni dei divieti amministrativi, alla sanzione da applicare ai pochi casi che si riescono ad accertare a posteriori. Se c’è nei paraggi un vigile urbano non lascerò la macchina in seconda fila: certamente quegli mi inviterebbe subito a “circolare” o, se lo avessi colto in un attimo di distrazione e avessi comunque lasciato lì la macchina, sicuramente mi avrebbe fatto la multa.

La presenza delle forze dell’ordine nelle strade ha una funzione preventiva che è ben nota: si pensi all’esercito schierato nei punti più vulnerabili del territorio, proprio con lo scopo di prevenire attentati. Essendo evidente, nel caso del terrorismo, l’indifferenza degli attentatori, magari pronti ad immolarsi per la causa, ad eventuali controlli elettronici da remoto, utili non ad impedire l’attentato, ma a individuarne il responsabile.

Probabilmente sarebbe il caso di ripensare una politica anticriminale – mafia compresa – che è fatta soltanto di inasprimento delle pene e di riduzione delle garanzie processuali dei cittadini: che se accorgono e si lamentano solo quando direttamente coinvolti.

L’ho già sostenuto e lo ripeto. Il controllo del territorio è essenziale e la sua non attuazione da parte dello Stato è colpevole.

Perché significa lasciare campo libero alla criminalità – la quale esercita il controllo del territorio, in alcune zone in maniera addirittura sfacciata – salvo colpire qualche singolo delinquente con pene severe che dovrebbero scoraggiare, ma, storicamente, non servono a niente: nessun inasprimento di pena ha mai determinato la non commissione di reati.

Credo che le forze dell’Ordine abbiano ben chiaro chi siano i soggetti criminali di un determinato posto, chi siano gli spacciatori e quali i luoghi di incontro.

È proprio impossibile presidiarli? Emigreranno, è vero. Ma può spostarsi anche la polizia.

E può anche utilizzare strumenti elettronici che lascerebbero veramente pochissimo margine di azione ai criminali.

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