giovedì, 18 Aprile, 2024
L'angolo della Lettura

A Primavera tornerà l’amore (Un Racconto ispirato a una storia vera)

Sesta Puntata

 

Esterina, dopo aver riflettuto un po’ sul da farsi, si fece coraggio e decise di vederci chiaro in quella situazione che si stava facendo sempre più ingarbugliata.

E, in un pomeriggio buio e piovoso che non prometteva nulla di buono, si incamminò verso Via Mario Pagano. Furtiva e leggera come una piuma, accelerò il passo, si accertò dell’assenza di occhi indiscreti  e finalmente bussò alla sua porta.

“E’ permesso?” – chiese Esterina “Chi è a quest’ora?” – chiese un po’ meravigliata Zia Pasquantonia, che non si aspettava visite in quelle ore pomeridiane “Sono Esterina, Zia Pasquantò”

“Ah Esterina, sei tu. Entra, entra, figlia mia!” – rispose lei, tranquillizzata, al sentire la sua voce timida e gentile.

A dire il vero,  Zia Pasquantonia, non si meravigliò affatto di quella bussata.  Quella visita se l’aspettava, eccome. I rumori di fondo che venivano da via Fratelli Bandiera l’avevano messa in allarme. E la conferma di questo suo doloroso presentimento

lo ebbe solo pochi giorni prima, quando suo fratello, senza far intendere nulla alla moglie, le aveva confidato per filo e per segno tutta la sua angoscia. Era amareggiato Mest’Fedele, ma non se la sentiva di far scoppiare la guerra proprio in casa sua. In

questa penosa vicenda il campo era stato presidiato tutto dalla moglie. Anche le figlie, per quieto vivere, assecondavano la madre e non avevano voglia di contrariarla perché tutta quella delicata faccenda, in fin dei conti, non riguardava il loro futuro, ma quello del fratello.

– Siediti, figlia mia, – le disse con tanta dolcezza Zia Pasquantonia –  ti vedo così pallida e agitata.  Che c’è ? Non ti senti bene ?  Hai avuto qualche disgrazia in famiglia?  Mò, mettiti calma.  Tu lo sai quanto bene ti voglio, a te, a fradd’ ‘Gnaz (a tuo fratello Ignazio) e a mamt’, a Cuma’ Mariett’

– Ti devo essere sincera, Zia Pasquanto’, – rispose con voce un po’ tremolante Esterina – in questi ultimi tempi, Tonino, tuo nipote, chud’ bell’ zit’ ca tu m’ si acchiat’ (il bel fidanzato che tu mi hai trovato), sta sempre zitto con me.  Non mi dicepiù nulla, non si confida più, come una volta. Prima lo sentivo così dolce e affettuoso. Ora, invece, quando mi guarda, i suoi occhi sembrano spenti, sembriamo due sconosciuti. Ma com’è possibile? Sono un po’ di sere che viene a casa e a stento mi parla, nemmeno una carezza, un sorriso, un bacio. Zia Pasquanto’, ho paura che non mi vuole più, che non è più innamorato di me, che qualche brutta masciar’ l’ha fatt’ ‘na fattur. (Che qualche brutta strega gli ha fatto una fattura)

– Hai detto bene, figlia mia. (ha ditt buon figghia mé). Ho fatto tanto per farvi incontrare e innamorare e ora, sembra che stiamo sull’orlo di un precipizio.

– Perché parli di precipizio, zia Pasquanto’? – chiese Esterina, un po’ più scossa e impaurita, al sentire quella parola così brutta – Tonino ti ha confidato qualcosa che io non so? Forse ti ha detto che non mi vuole più bene e che il nostro amore è finito?

Parla, zia Pasquanto’, non mi tenere sulle spine. Tu mi devi raccontare tutto quello che sai. Ogni volta che ci penso a come, in poco tempo, è cambiato il mio Tonino, mi sembra di impazzire.

E mentre Esterina continuava a parlare, con un tono di voce sempre più dimesso e implorante, Zia Pasquantonia, avvertiva in cuor suo una sofferenza e uno strazio che non riusciva a contenere.

Ma come – si chiedeva dentro di se – proprio a suo nipote doveva capitare questa disgrazia? Lei che aveva combinato e condotto a buon fine tanti matrimoni che sembravano impossibili? Eh no, bella mia! Qui bisognava trovare una via d’uscita, costi quello che costi. Vedere quella povera ragazza di Esterina,  così giovane e bella, ridursi in quel modo, lei, che pure  ne aveva visti di tutti i colori, non  lo poteva più concepire né tanto meno sopportare.

“Figlia mia, non ti avvilire ( non t’ pggiann’ vlen’) – le disse con calma, come se volesse rasserenarla, – Tonino ti vuole sempre bene. Te lo dico io come stanno le cose. Mò te la dico io la verità. Qui, chi sta intorbidando le acque del vostro fidanzamentonè quella svergognata (cheda frasctazz d’ la mamm’) di sua madre, canatma Carmel’. E’ lei la strega, l’anima nera che vuole impedire  il vostro matrimonio.”

Esterina ascoltava in silenzio e da che si lamentava e implorava la Vergine Santissima e il Sacro Cuore di Gesù, perchè le venissero in aiuto, mutò improvvisamente aspetto. Era sempre più angosciata. Improvvisamente sbiancò, divenne cerea e  non disse più  una parola.

“Quell’anima nera di mia cognata – continuò Zia Pasquantonia – va dicendo in giro che il corredo non è sufficiente, che è poca cosa rispetto alle sue pretese. E per compensare queste mancanze si è fissata sulla vostra macchina per cucire.”

“Come? – la interruppe Esterina –  vuole la macchina da cucire, la Singer? E che c’entra quella con il corredo. Se lo viene a sapere mia madre, quella va su tutte le furie. La Singer a noi ci serve. Mamma deve fare il corredo anche alle mie due sorelle, a Giovannina e a Isabella. No, no, mi dispiace ma ‘sta cristian’ pretende proprio l’impossibile.”

Zia Pasquantonia, mentre parlava, vide,  compiaciuta, che la ragazza, al sentire quelle parole, stava riprendendo vigore. Reagiva, argomentava, si impuntava. E in quell’attimo decise che non avrebbe mai rivelato a Esterina i veri motivi che stavano dentro quell’intrigo. Non voleva mortificarla con quelle storie della madre che era figlia illegittima di un monaco o del padre adultero e  donnaiolo  e anche lui padre di due figlie illegittime. No, queste cose Esterina non le doveva sapere!
“Mogghia a Di’” (Per carità di Dio).  Bisognava far credere a tutti e a lei in particolare che l’ostacolo al matrimonio era solo…..una macchina per cucire.

E allora, per rincuorarla e darle una speranza, Zia Pasquantonia tirò fuori tutta la sua abilità di donna saggia, paziente, diplomatica.

Le raccontò per filo e per segno come stavano le cose. Suo fratello le aveva confidato tutto e anche Tonino, quando veniva a trovarla, a scusa della madre, ripeteva sempre che Esterina era il suo grande amore, voleva sposarla, e tutte queste incomprensioni con la madre si sarebbero ben presto dissolte come neve al sole.

Lo stato d’animo di Esterina, dopo quel colloquio, incominciò a riprendere un po’ di vigore. Anche il suo bel viso, quando si congedò da Zia Pasquantonia, appariva più calmo e disteso. Nel tragitto di ritorno verso  casa, rassicurata da quelle parole, volle scacciare dalla sua mente tutti quei brutti pensieri che l’avevano turbata e fatta precipitare, nel giro di pochi giorni, in una terra arida e senza sole.

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