Si è registrato a settembre un nuovo aumento dei tassi di interesse sui mutui per l’acquisto della casa. Secondo l’ultimo rapporto diffuso dalla Banca d’Italia, il Tasso Annuo Effettivo Globale, che misura il costo complessivo del finanziamento includendo interessi e spese accessorie, ha raggiunto il 3,71 per cento, in crescita rispetto al 3,67 per cento di agosto e al 3,61 per cento di luglio.
Un trend che conferma l’andamento degli ultimi mesi, durante i quali il costo dei nuovi mutui è tornato a salire, seppure in modo contenuto. In pratica, chi oggi stipula un prestito per l’acquisto di un’abitazione paga una rata leggermente più alta rispetto a chi lo ha fatto all’inizio dell’estate.
Il credito al consumo
Anche il credito al consumo, che comprende i finanziamenti concessi per l’acquisto di beni e servizi, resta su livelli elevati. Il tasso medio a settembre è stato del 10,24 per cento, quasi invariato rispetto al 10,29 per cento del mese precedente. La leggera flessione non modifica una tendenza ormai consolidata: i prestiti a famiglie e privati restano costosi e incidono sempre più sul bilancio domestico.
Diversa la situazione per le imprese, dove i tassi sui nuovi prestiti si sono mantenuti pressoché stabili: 3,38 per cento a settembre contro il 3,39 di agosto. Un equilibrio che, secondo gli analisti, riflette la maggiore solidità del credito alle aziende e la cautela delle banche nel concedere nuova liquidità in un contesto economico ancora incerto.
I depositi restano fermi
Mentre il costo dei mutui cresce, i rendimenti dei risparmi non si muovono. I tassi passivi sui depositi bancari sono rimasti infatti allo 0,63 per cento, invariati rispetto al mese precedente. In altre parole, chi tiene i propri risparmi in banca non ottiene un guadagno significativo, mentre chi si indebita per comprare casa paga interessi più alti.
Una dinamica che continua a pesare sulle famiglie italiane, chiamate a sostenere costi crescenti in un momento di rallentamento del mercato immobiliare e di incertezza economica generale.
Le ragioni dell’aumento
Tra le cause dell’aumento dei tassi c’è il permanere di una politica monetaria restrittiva da parte della Banca Centrale Europea, che non ha ancora avviato un taglio deciso dei tassi di riferimento. Le banche, di conseguenza, trasferiscono sui clienti parte dei maggiori costi di raccolta del denaro.
A incidere è anche la preferenza crescente delle famiglie per il mutuo a tasso fisso, scelto per la stabilità che offre nel tempo ma generalmente più caro rispetto al tasso variabile. Secondo i dati diffusi dagli istituti di credito, la quota di nuovi mutui a tasso variabile o misto è scesa a settembre all’11,5 per cento, rispetto al 16,4 per cento di agosto.
L’impatto sui bilanci familiari
Secondo le stime del Codacons, l’aumento del TAEG registrato da inizio anno, pari in media allo 0,21 per cento, comporta per un mutuo standard di 150 mila euro a 30 anni un aggravio di circa 18 euro al mese, pari a oltre 200 euro all’anno. Un incremento contenuto ma che, in un periodo di inflazione e rincari generalizzati, contribuisce a ridurre il potere d’acquisto delle famiglie.
Il rialzo, pur modesto, conferma che la fase di credito facile a basso costo è ormai alle spalle. Gli analisti ritengono che nei prossimi mesi la dinamica dei tassi dipenderà in larga parte dalle decisioni della BCE e dall’andamento dell’inflazione nell’Eurozona.
Uno scenario prudente
Nel frattempo, il mercato immobiliare continua a mostrare segnali contrastanti. Da un lato resta stabile la domanda di prime case, sostenuta dalle misure di garanzia pubblica per i giovani; dall’altro rallentano le compravendite nelle grandi città, dove il costo del denaro ha reso più difficile l’accesso al credito.
Gli operatori del settore sottolineano come la scelta tra mutuo fisso e variabile sia oggi una valutazione di equilibrio tra sicurezza e convenienza. Il primo garantisce una rata costante nel tempo, ma con tassi iniziali più elevati; il secondo può risultare più vantaggioso solo se nei prossimi mesi i tassi di riferimento cominceranno davvero a scendere.
Una fotografia di transizione
Il quadro che emerge dai dati della Banca d’Italia è quello di un sistema del credito in transizione. Il costo dei nuovi mutui cresce, i rendimenti dei risparmi restano bassi e le imprese si muovono con prudenza. Per le famiglie italiane, l’autunno si apre con la necessità di pianificare con attenzione ogni scelta finanziaria legata alla casa e al risparmio.
Un segnale, spiegano gli esperti, che conferma come l’accesso al credito sia tornato a essere un tema centrale per l’economia del Paese.



