lunedì, 16 Dicembre, 2024
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‘Effetto freezing’, quando la paura ci immobilizza

In situazioni di pericolo, la paura è una reazione naturale che ci spinge a reagire rapidamente. Tuttavia, quando la paura diventa eccessiva, può trasformarsi in una paralisi che ci impedisce di agire efficacemente. Questa reazione, conosciuta come “effetto freezing”, è stata evidenziata in numerose ricerche, specialmente in incidenti aerei, dove molti decessi sono causati non direttamente dall’impatto, ma dal panico che immobilizza i passeggeri.

La psicologa Pamela Busonero, intervistata da diversi media, ha approfondito questo fenomeno. Secondo la sua analisi, quando ci si trova di fronte a una minaccia da cui non si può né combattere né fuggire, la paralisi non è solo fisica, ma si estende al cervello, provocando una “stasi cerebrale”. Questo stato mentale compromette la capacità di ragionare e di prendere decisioni cruciali per la sopravvivenza.

Nel caso del Natisone

La pericolosità dell’effetto freezing è evidente in situazioni che richiedono una risposta immediata, come terremoti o evacuazioni di emergenza. La condizione può anche contribuire a spiegare perché alcune persone, come i giovani coinvolti nel caso del Natisone, abbiano faticato a mettersi in salvo quando ne avevano ancora la possibilità. Secondo l’esperta, in quei minuti difficili, nelle menti dei giovani ragazzi potrebbe esser scattato proprio il particolare stato psicologico legato alla situazione specifica, quale quello del “freezing”.

Cosa accade nelle circostanze di pericolo

Se si prende in considerazione il comportamento degli animali sappiamo che questi, quando si sentono minacciati, reagiscono in tre diverse maniere: affrontano il pericolo combattendo, fuggono velocemente dalla minaccia, si paralizzano. Tali istintive reazioni le troviamo anche negli esseri umani ma in modo più sofisticato, dato l’intervento integrato della razionalità, che talvolta può portare a comportamenti alquanto elaborati. Lo psicologo John Leach, docente dell’Università di Portsmouth, che già da tempo studia il modo di reagire delle persone nei momenti di pericolo, ha stimato che nei casi di improvvisa emergenza, dove è in gioco la vita, circa il 75% di esse smette di ragionare razionalmente bloccandosi, invece di elaborare un piano di fuga.

La sostanza grigia periacqueduttale

Il responsabile di tale opzione è la sostanza grigia periacqueduttale, che sta nel mesencefalo, una delle parti meno evolute del cervello. Il grigio periacqueduttale riveste un ruolo rilevante in diverse funzioni neurologiche: nella modulazione discendente del dolore, nella modulazione del comportamento di difesa, del comportamento riproduttivo e nello stato di coscienza. Secondo John Leach, solo il 15% delle persone di fronte a minacce improvvise rimane sufficientemente razionale, prendendo decisioni che non mettano in pericolo la propria vita. Recentemente alcuni studiosi dell’Università di Bristol hanno scoperto che, di fronte ad un pericolo immediato, la sostanza grigia periacqueduttale attiva una parte del cervelletto (la piramide) che immobilizza il corpo.

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