Non sono gli anni che passano e neanche i moventi o le matrici più o meno politiche a far passare nel dimenticatoio le varie stragi che sono state commesse nel passato, nelle quali, immancabilmente, sono colpiti servitori dello Stato e persone inerme, grandi e piccole, per essersi trovate, come spesso si afferma, nel posto sbagliato e pure nel momento sbagliato.
Teatro della strage, il 14 agosto del 1943, esattamente 80 anni fa, è la Sicilia, un paesino di poche anime (attualmente sarebbero 66 gli abitanti) della Città di Messina, Orto Liuzzo e più precisamente la contrada denominata Chiusa, limitrofa all’altra contrada Divieto, del Comune di Villafranca Tirrena.
Sono 5 Carabinieri e un civile trucidati dai tedeschi, ivi presenti, subito dopo il 25 luglio del 1943, considerata questa come data di demarcazione dalla dittatura e il tentativo di restaurazione monarchico-conservatore, compito affidato dal Re Vittorio Emanuele III, in accordo con le gerarchie militari, al maresciallo Badoglio.
Le guerre, purtroppo, come è ben noto, non finiscono mai dalla sera al mattino e, spesso, per arrivare alla vera pace, la fase intermedia è la più controversa e anche la più sensibile per gli equilibri interni.
Anche l’esercito, così detto di liberazione, non va per il sottile per restaurare il nuovo assetto politico. Ma la scintilla di questa strage è quella di un furto ad opera di alcuni soldati tedeschi perpetrato nella Villa di tale Matteo D’Agostino, difesa dal di lui nipote, il civile ucciso per primo, Stefano Giacobbe.
Dalla Stazione dei Carabinieri di Castanea delle Furie, altra frazione del Comune di Messina, prontamente avvertita, giungevano, con altrettanta celerità, sul posto i cinque militari dell’Arma che, però, venivano circondati e trucidati anche loro dai tedeschi che, intanto, avevano ucciso Stefano Giacobbe.
A perdere la vita sono i carabinieri Antonino Caccetta, Antonino Da Campo, Nicola Pino, Tindaro Ricco, Antonio Rizzo e il civile Stefano Giacobbe. Il sesto carabiniere Santo Graziano creduto morto, riesce a farla franca. La strage viene descritta dal Comandante della Stazione dei Carabinieri Francesco Tranchina nella sua relazione del 15 gennaio 1944.
L’Anpi di Messina ha deciso di rendere indelebile e visibile il ricordo di tale data, ad 80 anni dalla strage, con una lapide nei pressi del Sagrato della Chiesa della Madonna di Montalto di Orto Liuzzi, alla presenza di Autorità civili, militari e religiose, tra cui alcuni parenti delle vittime.
La conclusione dei ricordi è affidata, nella serata, con la funzione religiosa, al parroco di Gesso, Divieto, e Orto Liuzzo, padre Franco Arrigo, nella chiesa Madonna di Montalto.