martedì, 19 Marzo, 2024
Salute

L’Università Milano-Bicocca propone il progetto “Chronos” per studiare le malattie croniche

Studiare i meccanismi alla base di malattie croniche multifattoriali, come tumori e malattie neurodegenerative, e del processo di invecchiamento che con queste condivide molti fattori, a partire dalla genetica alla fisiologia, lo stile di vita e l’ambiente. È quanto si propone di fare il progetto CHRONOS, ‘CHROnical multifactorial disorders explored by NOvel integrated Strategies’, progetto di eccellenza del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Universitá di Milano-Bicocca. La proposta è stata selezionata e finanziata dal ‘Fondo per il finanziamento dei dipartimenti universitari di eccellenza’: si tratta di un finanziamento competitivo che ha premiato i migliori dipartimenti con l’obiettivo di supportare ricerche innovative, formazione anche attraverso la realizzazione di infrastrutture ed il reclutamento di personale qualificato.

“Un progetto che il Miur ha sostenuto con forza – ha sottolineato, in un messaggio all’ateneo, il ministro dell’Università e della Ricerca, Cristina Messa – al fine di accrescere le competenze tecnico-scientifiche, implementare le infrastrutture di ricerca, e promuovere una collaborazione fra discipline differenti. La complessità biologica è un tema senz’altro molto attuale. Al fianco della tecnologia è necessario investire in formazione a diversi livelli, dai dottorandi ai ricercatori, perché solo attraverso la valorizzazione del personale di scienza e delle loro competenze, centro del lavoro e delle riforme messe in campo dal ministero quest’anno, si potrà invertire la rotta e far avanzare innovazione e ricerca”. Per il ministro, “è importante partecipare all’opportunità straordinaria del Pnrr che permetterà al sistema paese, se ognuno farà la sua parte, di guardare al futuro con più consapevolezza e alla ricerca scientifica di svolgere un chiaro ruolo nello sviluppo della società”.

L’obiettivo di CHRONOS è quello di affrontare sotto il profilo della ricerca pre-clinica, didattica e terza missione, lo studio dei meccanismi alla base di malattie croniche multifattoriali (tumori e malattie neurodegenerative) e del processo di invecchiamento che con queste condivide molti dei fattori intrinseci, legati alla genetica ed alla fisiologia degli individui, ed estrinseci, come la nutrizione, lo stile di vita e l’ambiente. Un progetto, ha sottolineato la Rettrice dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Giovanna Iannantuoni, che “unisce la ricerca di base, con la costruzione di quattro grandi piattaforme sperimentali laboratoriali di livello internazionale, ai suoi effetti invece di cura: abbiamo quello che è il senso dei dipartimenti di eccellenza ricerca di base, investimento sui giovani ma anche trasferimento, in questo caso, alla cura clinica”. “Voglio anche sottolineare – ha aggiunto la rettrice – che i giovani sono stati assunti grazie alle risorse del progetto di eccellenza, perché questo era l’altro pilastro: dare la possibilità a giovani ricercatori brillanti e di alto livello di rientrare in Italia e di lavorare nei nostri dipartimenti. Come rettrice sono felicissima”.

Il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze intende proporsi come centro di riferimento per lo sviluppo di una nuova visione sistemica dei meccanismi di innesco e cronicizzazione di malattie e di senescenza allo scopo di progettare nuove strategie di Prevenzione e diagnosi più efficaci. Per questa ragione il progetto prevede la realizzazione di quattro nuove piattaforme, il reclutamento di ricercatori e docenti, numerosi scambi e attività di formazione con altri istituti italiani e stranieri e la riqualificazione del personale del dipartimento attraverso percorsi dedicati. Il valore complessivo del progetto è di 7.350.000 euro di cui 6.075.00 saranno finanziati dal Ministero. L’obiettivo ultimo è di diventare un centro di riferimento per il territorio e attrarre oltre a ricercatori e scienziati anche aziende private interessate ad investire nelle tematiche del progetto. “Abbiamo proposto un progetto per lo studio della complessità in biologia per rispondere ad alcuni ‘Medical Needs’ in malattie come la neurodegenerazione oppure problemi connessi con l’invecchiamento – ha spiegato la direttrice del Dipartimento BtBs, Francesca Granucci -.

Abbiamo messo a punto diverse piattaforme tecnologiche e abbiamo acquisito diverse unità di personale: è stato un grosso trampolino di lancio”. Si dice “molto soddisfatta” la professoressa: “Siamo riusciti a portare a termine praticamente tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati”. Questa sarà, secondo Granucci, proprio “la base di partenza per una serie di attività scientifiche che potranno essere sviluppate proprio grazie a queste piattaforme tecnologiche che abbiamo messo appunto su colture cellulari avanzate, sia 2D che 3D, su sistemi di analisi di composti e materiali complessi”. In definitiva, ha ribadito, sarà “la base di partenza per tutta la nostra ricerca futura”. La ricerca del Dipartimento è spiccatamente interdisciplinare e intersettoriale e copre svariati aspetti di ricerca di base e applicata nel campo delle Scienze della Vita e delle Biotecnologie. In particolare, interessa quattro principali linee di ricerca: Health, Food, Industrial Biotechnology, Enviromental Biodiversity and Ecosystem. “Le moderne tecnologie e le conoscenze biologiche permettono di indagare nel dettaglio sia le risposte di una cellula ai processi degenerativi e ai fenomeni infiammatori, sia i meccanismi di invecchiamento e di stress che sono alla base delle cosiddette Non Comunicable Disease (NCD) – ha spiegato il professor Marco Vanoni, responsabile scientifico del progetto CHRONOS -.

Integrando le indagini sperimentali con analisi bioinformatiche è possibile capire come prevenire questi fenomeni, quali sono gli elementi utilizzabili per effettuare una diagnosi precoce e, di conseguenza, individuare la strada più appropriata per sviluppare terapie efficaci”. Quattro sono i nuovi ‘LID’ (Laboratori InterDisciplinari) attrezzati con strumenti all’avanguardia. “Questa strategia – ha continuato il professore- permetterà di fare un salto concreto in quanto si passa dall’analisi di singole cellule o colture cellulari allo studio dei cosiddetti organoidi. Non viene studiata semplicemente una cellula tumorale ma l’intero microambiente tumorale; non viene analizzato il singolo fenomeno ma la complessità genetica e metabolica nel suo insieme. Inoltre, per confermare che realmente una molecola, una volta introdotta nel nostro corpo, sia utile a prevenire o a curare una malattia, è necessario indagare la biodisponibilità, l’attività metabolica, la risposta della cellula senza dimenticare l’eventuale tossicità. Con CHRONOS proveremo a capire tutto questo”, ha concluso.

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